mercoledì 30 dicembre 2009

Propositi di 2010

Propositi per il 2010: aprire uno sportello di aiuto alle mamme in ogni municipio di Roma. Aprire uno sportello pro life in ogni ospedale della regione dove avvengono gli aborti, per dare l'ultima possibilità alla mamma di scegliere per la vita. Chi ci aiuta?

venerdì 18 dicembre 2009

AUGURI E BUON LAVORO AL NOSTRO VALERIO LATTANZIO – DELEGATO AI RAPPORTI CON LA SANTA SEDE PER “IO AMO L’ITALIA”

Roma, 18 dicembre 2009

COMUNICATO STAMPA

AUGURI E BUON LAVORO AL NOSTRO VALERIO LATTANZIO – DELEGATO AI RAPPORTI CON LA SANTA SEDE PER “IO AMO L’ITALIA”

La direzione nazionale del Movimento politico “Io amo l’Italia” ha comunicato ufficialmente la nomina di Valerio Lattanzio, nostro volontario, a Coordinatore per i rapporti con la Santa Sede per conto del medesimo movimento.

Da un anno il consigliere del Direttivo Valerio Lattanzio ricopre medesimo incarico anche per il nostro Centro di aiuto alla vita.

"Mi congratulo con Valerio – ha dichiarato, appena appresa la notizia, il presidente Gibertini – per il prestigioso incarico di rilievo dentro una formazione politica nazionale così giovane ma così importante. Sono sicuro che Valerio svolgerà ottimamente questo nuovo incarico e sempre col suo stile che è un perfetto insieme di discrezione ed operosità nel silenzio e dietro le quinte"

Il Movimento politico "Io amo l'Italia" ha come leader il parlamentare europeo Magdi Cristiano Allam, premiato dal Centro di aiuto alla vita di Roma, lo scorso 25 maggio, con il premio "Roma è vita".

"Mi congratulo anche con l'amico on. Magdi Cristiano Allam – ha precisato Gibertini – perché con questa scelta testimonia ancor di più concretamente la sua condivisione dei valori che ci uniscono, ovvero la difesa della vita umana dal concepimento a morte naturale"

Valerio Lattanzio ha confermato che rimarrà anche volontario nel Centro di aiuto alla vita di Roma di cui è consigliere del Direttivo da quattro anni e dal 2009 è delegato ai rapporti con la Santa Sede.

"Sono sicuro – ha concluso Gibertini – che Lattanzio sarà una doppia ricchezza sia per il nostro Centro di aiuto alla vita sia per il Movimento Io Amo L'Italia e potrà svolgere la funzione di ponte tra le nostre realtà per promuovere nuove e più incisive politiche per la vita sia a livello europeo, sia a livello nazionale e regionale"


Enzo Di Stasio
Ufficio Stampa Centro di aiuto alla vita di Roma
3356454211

sabato 12 dicembre 2009

FESTA DI NATALE DEL CENTRO DI AIUTO ALLA VITA


Centro di aiuto alla vita
Roma
Sezione Fonte Meravigliosa
Tel. 0650514441

F E S T A   D I   N A T A L E
G I O V E D I   1 7   D I C E M B R E
PARROCCHIA SANTA GIOVANNA ANTIDA
VIA GIOVANNI FERRUZZI 110 – ROMA
Ore 18 Santa Messa
0re 19 Festa e Consegna doni ai bimbi ed alle mamme
Ore 20 Rinfresco per tutti
Ore 20.45 Concerto di Natale coi “Cantate Domino”

La sezione Fonte Meravigliosa del Cav di Roma, nell’invitarvi alla festa e nell’augurarvi buon Natale, vi ricorda  che siamo presenti in parrocchia nell’Aula n.2 al piano terra il mercoledì dalle 10.30 alle 12.30

sabato 5 dicembre 2009

Giornata di Digiuno e preghiera contro l'aborto

“Quando Erode si accorse che i Magi si erano presi gioco di lui, si infuriò e mandò a uccidere tutti i bambini che stavano a Betlemme e in tutto il suo territorio e che avevano da due anni in giù, secondo il tempo che aveva appreso con esattezza dai Magi”. (Mt 2, 16)

“Nell’aborto chi viene soppresso è un essere umano che si affaccia alla vita, ossia quanto di più innocente in assoluto si possa immaginare”. (Evangelium Vitae, n.58)

“Dobbiamo ancora una volta ribadire che la dimensione giusta è quella della prevenzione non quella di mettere le donne in condizione di abortire e tantomeno di dover attentare alla vita innocente”. (Mons. Rino Fisichella)

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Nei giorni luminosi della Nascita del Salvatore, il 28 dicembre la Chiesa ricorda i Santi Innocenti uccisi dall’odio di Erode, noi membri dell’Apostolato “Giovani Per La Vita” invitiamo tutti coloro che credono nel valore del dono della Vita a una giornata di digiuno e preghiera in difesa della vita.

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“E’ un servizio d’amore quello che tutti siamo impegnati ad assicurare al nostro prossimo, perché la sua vita sia difesa e promossa sempre, ma soprattutto quando è più debole e minacciata” (Evangelium Vitae, n.77)http://www.facebook.com/groups.php#/event.php?eid=333488450031&ref=mf

mercoledì 2 dicembre 2009

"Il mio dramma con la Ru486: stavo morendo, ho perso tutto!" - invito alla lettura su Avvenire di oggi



«Il mio dramma con la Ru486
Stavo morendo, ho perso tutto»


Un figlio indesiderato, una gravidanza annunciata e poi confermata da due rapidi test fai-da-te nel bagno dell’università di Barcellona, dove da qualche mese studiava con il suo fidanzato. Infine la decisione di abortire e il benevolo consiglio di un medico spagnolo, gentile quanto ingannevole: «Due pillole e non ci pensi più»... Invece Anna (nome di fantasia), 24 anni, studentessa calabrese, ripenserà per sempre a ciò che è avvenuto dal momento in cui ha assunto la Ru486, un "medicinale" che non cura niente e nessuno, nato allo scopo specifico di sopprimere la vita al suo esordio. Ma che quel giorno rischiò di uccidere la giovane madre, oltre a quel feto che oggi, mentre piange, chiama «figlio».

«Ero partita dall’Università della Calabria per il "Progetto Erasmus" – racconta incontrandoci sul Ponte Pietro Bucci dell’ateneo, i segni di una sofferenza indelebile sul volto e nel tremore della voce –. Studiavo e tuttora studio a Cosenza, allora ero una ragazza felice e piena di propositi per il futuro, anche perché presto ho conosciuto il mio fidanzato, con cui poi sarei partita per Barcellona...». Gli occhi neri si muovono rapidi e insicuri, offuscati da un’ombra di dolore, ciò che resta del suo viaggio in quello che lei chiama «il tunnel oscuro» e dal quale ancora non sa uscire.

La sua storia è di quelle che iniziano fin troppo bene, con un bando proposto agli studenti più meritevoli per uno scambio culturale e formativo in una delle città europee, il brillante superamento della selezione assieme al fidanzato (che chiameremo Roberto), e la partenza per la metropoli catalana. «Doveva essere un’esperienza indimenticabile», ricorda senza sorridere. Anna, che nel suo soggiorno spagnolo condivide l’alloggio con due compagne straniere, un giorno si accorge, calendario alla mano, che i conti non tornano: «All’inizio pensavo che il mio ritardo derivasse da alcuni antibiotici che avevo assunto per una brutta influenza – prosegue –, poi cominciai a temere di essere rimasta incinta e in una farmacia del centro comprai il test di gravidanza». La vita di suo figlio, annunciata in quel bagno, le cadde addosso come la peggiore delle notizie. «Lo dissi a Roberto e sperammo entrambi in un errore, ma anche il secondo test diede lo stesso risultato. Da allora litigammo furiosamente...».

La vita di Anna iniziava a frantumarsi, e il primo pezzo che se ne andava era proprio l’amore: da una parte c’era Roberto, deciso a tenere quel figlio e a prendersi le sue responsabilità di padre nonostante i suoi 24 anni e la mancanza di un lavoro, dall’altra le paure della giovane, il timore dei genitori, il terrore della solitudine. E sola rimane davvero, Anna, accompagnata da un’amica spagnola nella struttura sanitaria in cui i medici le spiegano che «la Spagna è molto più avanti dell’Italia e qui c’è la libertà di abortire con semplicità». Sola è anche quando i camici bianchi le raccontano che non avrà alcun problema, che «basterà assumere due pillole, una per bloccare la gravidanza e l’altra per espellere il feto, niente di complicato, al massimo quel piccolo fastidio come nelle giornate del ciclo...». Sola quando imbocca il tunnel senza nemmeno far sapere a Roberto che tra poche ore non sarà più padre.

Un mare di carte da compilare per dichiarare che era stata informata di tutte le conseguenze cui andava incontro, un colloquio frettoloso con un’assistente sociale, una prescrizione medica e giù le pillole. «Eravamo in tante - ricorda tormentandosi per tutte - e ci chiamavano per nome e cognome, senza alcun rispetto della privacy. Quando toccò a me, nessuno in realtà mi disse nulla del pericolo cui andavo incontro, così firmai e presi la prima pillola, che poi scoprii chiamarsi Mifeprex. Due giorni dopo ritornai in ospedale, come mi aveva detto il medico, e presi l’altra pillola, il Misoprostol. È stato tutto molto facile». Facile come bere quel bicchier d’acqua con cui le manda giù.

Ma il dramma deve solo cominciare. «La mattina seguente ero sola in appartamento, le mie due amiche erano uscite, il mio fidanzato neanche sapeva che stavo già mettendo in pratica il mio intento abortivo. Iniziai ad avere dolori lancinanti all’addome, a fare avanti e indietro dal bagno con una diarrea incontrollabile e una nausea terribile. Pensavo di morire. Caddi in uno stato di semi incoscienza e dopo alcune ore mi svegliai in un bagno di sangue. L’emorragia era inarrestabile, continuavo a perdere sangue, sentivo la vita uscire dal mio corpo, non ero mai stata tanto male. Chiamai aiuto e tornai in ospedale, dove mi fecero una nuova ecografia ed ebbi la notizia che l’aborto era avvenuto "con successo". In realtà lì si celebrò il cuore vero del mio dramma. Le mie convinzioni ad una ad una sono tutte crollate, sono caduta in uno stato di depressione terribile, piango sempre e fatico a riprendere forza. Ora mi sento in colpa verso il mio fidanzato, che peraltro ho anche perso, e soprattutto verso quella creatura. Devo cominciare a ricostruire tutta la mia vita, ma so che questo ricordo non mi abbandonerà».

Era una ragazza come tante, Anna, con quella voglia di vivere a volte irrefrenabile, quella convinzione di avere il mondo in tasca e le certezze nel cuore, decisa a fare di testa sua. «Anche in quell’occasione pensavo di aver scelto la via facile, così sui giornali ti presentano la Ru486, credevo fosse una conquista della scienza, invece la mia vita è finita con quella pillola, che ti dà l’illusione di non abortire mentre in realtà rischia di uccidere te oltre a tuo figlio...».

Ce la farà, Anna, la sua rinascita comincia da qui, dal desiderio di raccontare la sua storia, rimasta sconosciuta anche ai genitori: «Non voglio che altre ragazze imbocchino la mia strada, devono sapere a cosa si va incontro. Vorrei dire solo questo: attente alle false libertà e soprattutto non decidete da sole, la vita, sin dal suo sbocciare, anche nel dramma si può trasformare in un dono. Io me ne sono accorta troppo tardi, ma per voi c’è ancora tempo».