giovedì 22 ottobre 2009

RECENSIONE DEL NEONATOLOGO BELLIENI SUL FILM DELLA COMENCINI PREMIATO DAL MOVIMENTO PER LA VITA ITALIANO

Brava Margherita Buy a dare vita sullo schermo alla solitudine umana. È davvero un ritratto di una donna sola, che non riesce a farsi cambiare dalla gravidanza e non riesce - ma alla fine si vede un barlume di speranza - a diventare mamma. Non l’aiutano certo gli uomini che incontra affettivamente e non l’aiutano certo i medici ritratti nel film.
La protagonista non è aiutata da nessuno a vivere una vita affettiva e sociale e tantomeno a elaborare lo shock della nascita prematura: la donna è obbligata ad elaborare da sé il lutto della “perdita” legata alla nascita prematura, e passa - ottima l’idea della regista di rappresentare le prime tre fasi del classico lutto - dalla negazione alla rabbia, quindi alla fase di contrattazione.
Dunque più che un inno alla maternità ci sembra un appassionato grido di solitudine. Soprattutto perché il grande assente - oltre al padre vile che fugge - è proprio la figlia. Già, la bambina non si vede mai nel film, se non di sfuggita, non interagisce, non viene accudita, non si muove.
Eppure la moderna medicina (e il senso di affetto di ogni madre) capisce bene che già nei piccolissimi prematuri è presente la capacità di interazione, e che già i prematuri sono “psicobiologicamente sociali”, come dice Heidi Als, icona della psicologia neonatale. E che questa capacità può essere utilizzata proprio per curarli al meglio in un lavoro che ha al centro proprio il bimbo e la sua famiglia.
La bimba del film non riceve nemmeno il nome dalla madre, se non dopo la sollecitazione del medico. Invece Irene è là, respira, reagisce, guarda, ma la madre non sembra sentirla come una “neo-nata”, ma come un’estranea, una sua appendice forse, ma non come una compagna, una bambina, una figlia: la bimba è assente nel vissuto della madre, segno di una sua “assenza” psicologica - pur comprensibilissima - che attende un aiuto esterno che non arriva.
Arriva invece l’inquietante figura del neonatologo con cui la donna finisce a letto. Credo di sentire la condanna ferma che sale da tutti gli spettatori: nessun medico può impunemente approfittare di una donna in evidente stato di prostrazione, tanto più se madre di una paziente. Ma dalla donna nessuna reazione di dispetto, come se non si rendesse conto dell’improprietà dell’evento, altro evidente segno di un suo proprio disagio.
Ma pur nella tristezza di questo grido di solitudine, ci piace finalmente sentir parlare di un tema “eticamente sensibile” senza l’unica, inevitabile, indomabile, ripetuta discussione: su chi e come far vivere, su quando la vita sia “degna di essere vissuta” eccetera. Perché oggi la discussione sui temi della vita si è ridotta proprio a questo: chi vive e chi è meglio che non viva. Basta. Mai che si parli di come far vivere meglio, di come accompagnare, accettare, amare, ricordare, soccorrere.
L’etica di oggi è l’etica della fuga, di quando si sente qualcosa come un ostacolo o come superfluo e si cercano le vie per aggirare il primo o per “scaricare” il secondo. Invece questo film non parla di morte, ma di un dramma che nessuno aiuta a superare. Ma è un film che per questo diventa necessario: affronta la realtà psicologica dura - fortunatamente questo è un caso estremo - per invitare lo spettatore a non finirvi dentro, a cambiarla.
Non ci racconta una storia di coraggio, ma di tristezza, che è la tristezza della solitudine, in cui qualcuno si approfitta di te, in cui ti senti come in una bolla di sapone, isolato dal mondo, contro cui reagisci male, ti senti aggredito, ti isoli e ti disperi in silenzio; in cui non riesci nemmeno a riconoscere tuo figlio e in cui non si diventa mai madri/padri. E dunque non è una storia pro-life, ma about-life, cioè racconta quello che potremmo tutti essere quando restassimo tristi e soprattutto soli. E ci fa parlare di un tema etico nuovo per i media, finalmente.
Ma lo “spazio bianco” nella realtà non è vuoto: può essere colmato e in molti lavoriamo per questo (o almeno tentiamo), anche se abbiamo sempre in agguato il tarlo dell’indifferenza. Si colma quando la madre (e il padre) parla con le infermiere di come il bambino ha passato la notte, si colma quando sente per la prima volta il medico che lo chiama per nome e vede che lo accarezza, e impara ad accarezzarlo a sua volta, anche se è così fragile, e lei è piena di sensi di colpa o di ansia o di paura; si colma in un percorso condiviso.
Ho recentemente scritto che il dolore del bambino si cura curando prima quello del genitore e perfino quello (stress, burn-out, senso di impotenza) del personale sanitario che assiste il piccolo; ed è un percorso virtuoso possibile e fruttuoso che vuole considerare il disagio in tutte le sue sfaccettature e non vuole ridurre l’assistenza a una fredda “offerta di servizi”. Lo “spazio bianco” è colmato dal riconoscere il reale: l’umanità del figlio, quella di un amico che nella tristezza resta vicino, la riscoperta della propria umanità quando il dolore bussa alla porta.
Ma lo “spazio bianco” non finisce sempre col lieto fine. Già, perché per alcuni lo “spazio bianco” finisce con una malattia cronica, con una disabilità. Ma per chi ha appreso a colmare lo “spazio bianco” legandosi con forza alle poche persone importanti della vita, apprendendo a chiamare per nome il piccolo neonato, può essere un sentiero meno irto e duro.
Speriamo che il prossimo bel film sia su queste persone che soffrono per una malattia e lentamente apprendono - come avviene per tanti malati cronici e per le loro famiglie - che la malattia è un colpo terribile, ma non è la fine della vita: ce ne sono tanti di genitori così, che chiedono più attenzione da parte della Società, che per pudore reclamano solo sommessamente, ma che meritano i titoli in prima pagina, magari al posto di tanto gossip o tanta propaganda dell’etica della fuga.
------------------------------------------------------------------Carlo Valerio Bellieni

Ancor di più ora domandiamo: era necessario premiare il film?

Ancor di più ci dissociamo!

Giorgio Gibertini

martedì 20 ottobre 2009

Direttivo

Direttivo straordinario martedi 20 ore 18 in sede

LETTERA SU AVVENIRE DEL 20 OTTOBRE 2009

Caro direttore,candidamente ieri su il quotidiano il Giornale, il direttore dell'Aifa Guido Rasi, dichiarava, preannunciando la sentenza dell'Agenzia del Farmaco sulla Ru486, che: "la confezione delle tre pastiglie che serviranno per l'aborto chimico costeranno al Servizio Sanitario nazionale circa 99 euro: il prezzo più basso d'Europa. La ditta ci ha messo tre mesi prima di accettarlo tanto lo riteneva antieconomico." Dovrei esultare per il risparmio nazionale? Esulta anche lei con me caro direttore? Sarà contento anche Tremonti di questo risparmio? Credo che ormai il bieco e cieco relativismo etico ci abbia portato ai confini del buon senso e della realtà. 99 euro per uccidere un bambino ed a volte anche sua madre. E' questo un progresso? Ma chi ha messo Rasi a dirigere l'Aifa? Fanno un corso per killer prima di assumerli? Prima ancora che con la pillola questi bambini sono uccisi dalla cultura e dall'antilingua che nel campo della bioetica, purtroppo, spopolano e sembrano diventati di moda. Ma noi non ci fermeremo, vero direttore?

Giorgio Gibertini

lunedì 19 ottobre 2009

ru 486: fermiamo l'aborto domestico e clandestino

Roma, 19 ottobre 2009


COMUNICATO STAMPA

OGGETTO: RU486. METTIAMO MANO ALLA LEGGE 194 PER FERMARE L’ABORTO CASALINGO E CLANDESTINO


“E’ tempo di mettere mano alla Legge 194/78 – ha dichiarato il presidente Gibertini – per fermare questa deriva relativista dell’aborto casalingo con pillola RU486.”

Il Centro aiuto alla vita di Roma si riunirà domani sera in seduta straordinaria, alla presenza anche del consigliere amico on. Antonio Palmieri, anche per decidere le prossime iniziative da intraprendere per contrastare la diffusione della Ru486 in Italia

“Non tutto è perduto – ha dichiarato ancora Gibertini - anche se la decisione di oggi dell’Aifa è tanto scontata quanto deludente. Dobbiamo chiamare ad uno ad uno i deputati e senatori per chiedere loro di fermare la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale della determina e delle specifiche tecniche di somministrazione del farmaco. La smettano di prenderci in giro. Tutti sappiamo, anche perché così è successo nel mondo e così è successo in Italia nelle varie sperimentazioni, che le madri saranno invitate a firmare il foglio di dimissioni e se ne andranno ad abortire da sole a casa raggirando la stessa legge 194 voluta da chi oggi vuole l’aborto clandestino mentre allora, nel 78, voleva socializzare il fenomeno. Vogliono cambiare la Legge? Siamo disponibili, basta che non la si cambi solo per favorire sempre di più l’aborto!”

Il presidente dell’Aifa, in una intervista, ha dichiarato, entusiasticamente che il costo delle tre pastiglie sarà, in via del tutto eccezionale per l’Italia di solo 99 euro!

“Questo linguaggio che sempre indora la pillola – ha terminato Gibertini – è un viatico all’aborto per diritto e per cultura. Passare come un successo commerciale che si sia riusciti a tenere sotto i cento euro il costo dell’aborto chimico è ancor peggio dell’aborto stesso. Dire trionfalmente che in Italia sarà vietato somministrare la pillola dopo la settima settimana non cambia la realtà dei fatti, ovvero che viene ucciso il bambino in grembo, ancor se piccolo, per meno di cento euro!”

Anche Valerio Lattanzio, delegato ai rapporti con la Santa Sede, è intervenuto sul tema: “Dobbiamo raggiungere anche i parlamentari europei a noi vicini. Non ci può venire detto (dal direttore dell’Aifa), con tono rassegnato, che in Italia abbiamo dovuto sottostare alla procedura europea di mutuo riconoscimento e quindi approvare la diffusione della Ru486

Sempre Lattanzio: “Basta con l’ipocrisia del fare passi indietro, delle zone grigie di ripensamento, dell’astenersi da battaglie ideologiche: sempre noi pro life dobbiamo fare passi indietro? Se i pro aborto non faranno loro passi indietro, li costringeremo a farli.”

Infine Lattanzio ha concluso invitando i politici cattolici ad una mobilitazione generale “Vedo troppi politici cattolici che dormono, è finita la ricreazione, non la sentite la campanella? Stiamo assistendo ad un colpo di mano per andare oltre alla Legge 194 per far diventare l’aborto competenza delle farmacie e quindi “facile” come ingerire una pillola. Per il momento appelliamoci alla Legge 194 per fermare la Ru486 ma puntiamo alla soppressione di qualsiasi legge e cultura abortista altrimenti saremo spazzati via da quest’ondata relativista”





Francesca Siena
Centro di Aiuto alla Vita di Roma
Ufficio Stampa
Via Salvatore Quasimodo 113B - 00144 Roma
stampa@cavroma.org - www.cavroma.org

lunedì 12 ottobre 2009

CI DISSOCIAMO

Roma, 12 ottobre 2009


CI DISSOCIAMO DAL PREMIO DEL MOVIMENTO PER LA VITA ALLA REGISTA COMENCINI

Egregio Direttore,
a scriverle siamo tanti volontari del Movimento per la vita italiano, alcuni sono anche presidenti dei numerosi centri sparsi in tutta Italia.

Abbiamo appreso dai giornali che il presidente nazionale, Carlo Casini, parlamentare europeo dell’UDC, ha deciso, di concerto con chi non sappiamo, di premiare il film “Lo spazio bianco” di Francesca Comencini con il premio intestato a Gianni Astrei, nostro volontario scomparso drammaticamente qualche mese fa, pediatra, sposo e padre di famiglia ed anche autore di numerosi testi sulla bellezza dell’essere padre e madri e quindi di avere una famiglia.

La Comencini, a margine del premio ha dichiarato: “ il mio film è un film su una scelta, una scelta come lo è anche l’aborto, una cosa alla quale sono favorevole e sulla quale in generale non credo si possa avere una posizione assoluta, ma solo rispettare il dolore di chi decide di compiere un tale percorso. Credo inoltre che una madre e un figlio costituiscano da soli una famiglia, così come credo che una famiglia allargata sia una famiglia. I figli cresciuti in ambienti simili non sono rovinati e non crescono come orfani come recentemente ho sentito dire dal Papa a Praga. Io cresco da sola 3 figli, avuti con due uomini diversi, e nessuno di loro è rovinato, né abbandonato, né tantomeno orfano”.

Saranno questi i motivi per cui il Nazionale ha deciso di dare il premio alla Comencini?

CHIEDIAMO AL PRESIDENTE DEL MPV DI SPIEGARCI PERCHE’, PUR SAPENDO COME LA PENSA LA REGISTA, NON ABBIA PREMIATO SOLO IL FILM SENZA DARE RIBALTA ALLE IDEE ABORTISTE DELLA COMENCINI ED EVITANDO COSI’ DI CONFONDERE L’OPINIONE PUBBLICA SULLE POSIZIONI DEL MPV E DEI CAV.

La ricerca ossessiva di testimonial per la vita deve essere fatta con più attenzione, non può produrre tali errori altrimenti meglio rimanere da soli a “combattere”.

Speriamo che da “Lo spazio bianco” il presidente Casini non finisca nella “zona grigia” di attesa sui temi della vita che oggi sembra così tanto di moda e speriamo che POSSA CHIARIRE QUANTO E’ AVVENUTO E INFORMARE I PRESIDENTI DEI MPV E DEI CAV PRIMA DI CONSEGNARE PREMI PRO-LIFE A PERSONE DICHIARATAMENTE PRO ABORTO.


Giorgio Gibertini presidente Centro di aiuto alla vita di Roma
Lucia Galvani presidente Mpv Bologna
Luca Semprini, presidente Mpv Montefeltro
Valerio Lattanzio, delegato ai rapporti con la Santa Sede Cav di Roma
Miranda Lucchini, vice presidente Centro di aiuto alla vita di Roma
Daniele Venturi presidente Nazionale dei Papaboys
Enzo Di Stasio presidente ALCI
Chiara Maffioli volontaria Mpv
Daniele Gamberini, Mpv Cagliari
Alberto Lai, Mpv Cagliari
Stefano Savoldi, volontario Mpv
Roberto Corsi, giornalista e scrittore
Francesca Cortesi, counsellor
Domenico Di Cresce,

CARO MOVIMENTO PER LA VITA ERA PROPRIO IL CASO DI PREMIARE LA COMENCINI?

Roma, 9 ott. - (Adnkronos) - ''Partiamo da concezioni diverse, ma sia un'occasione per riflettere insieme sulla vita e la maternita'''. Il Movimento per la vita, insieme al Fiuggi Family festival, ha consegnato oggi il Premio intestato a Gianni Astrei a Francesca Comencini per il suo ultimo film, ''Lo spazio bianco''. Ricevendo il premio che e' destinato al film in concorso a Venezia che maggiormente si contraddistingue per i contenuti pro life la regista ha spiegato: «sono per la vita anch'io, ma attraverso un percorso radicalmente opposto a quello del Movimento che mi onora di questo premio. E il Movimento combatte, seppur pacificamente, una battaglia che non e' la mia. Eppure siamo entrambi dalla parte della vita. Che questo premio sia occasione di riflessione per tutti noi''.

''Sapevamo che le posizioni della Comencini, sono profondamente distanti dalle nostre» ha commentato Carlo Casini, presidente del Movimento per la vita, durante la cerimonia «ma non abbiamo esitato ad assegnarle il Premio proprio perche' abbiamo colto nel suo film una sensibilita' nell'affrontare i temi della vita e della maternita' che va oltre e prescinde dalle posizioni ideologiche. Da sempre siamo convinti che la donna e' la vera ''guardiana della vita'' come ha detto la Comencini, ed e' a lei, alla sua capacita' di accoglienza, alla sua liberta' che si rivolgono innanzitutto i nostri Centri di aiuto alla vita che proprio grazie a questa alleanza con la donna hanno potuto finora salvare oltre 100mila bambini gia' condannati all'aborto. ''Siamo convinti» ha concluso Casini «che la visione di questo film potra' contribuire a sottrarre all'aborto tantissimi bambini e le loro madri che sono anch'esse vittime di quella negazione della vita''.

La regista ha voluto subito sottolineare la sua distanza da chi ha voluto leggere nel suo film un inno al femminismo o, come ha fatto il movimento Pro-Life (che al film ha consegnato un premio speciale), vedervi l’esaltazione dei valori della vita e della famiglia. La Comencini ha infatti dichiarato di non gradire tali posizioni: “Il mio film è un film su una scelta, una scelta come lo è anche l’aborto, una cosa alla quale sono favorevole e sulla quale in generale non credo si possa avere una posizione assoluta, ma solo rispettare il dolore di chi decide di compiere un tale percorso. Credo inoltre che una madre e un figlio costituiscano da soli una famiglia, così come credo che una famiglia allargata sia una famiglia. I figli cresciuti in ambienti simili non sono rovinati e non crescono come orfani come recentemente ho sentito dire dal Papa a Praga. Io cresco da sola 3 figli, avuti con due uomini diversi, e nessuno di loro è rovinato, né abbandonato, né tantomeno orfano”.

venerdì 9 ottobre 2009

AUGURI A BARACK OBAMA PREMIO NOBEL PER LA PACE 2009 MA CON L’ABORTO COME LA METTIAMO?

Roma, 09 ottobre 2009


COMUNICATO STAMPA

OGGETTO: AUGURI A BARACK OBAMA PREMIO NOBEL PER LA PACE 2009 MA CON L’ABORTO COME LA METTIAMO?

Madre Teresa di Calcutta, ritirando il premio nobel per la Pace nel 1979, disse:

"Sento che oggigiorno il più grande distruttore di pace è l'aborto, perchè è una guerra diretta, una diretta uccisione, un diretto omicidio per mano della madre stessa. [...] Perchè se una madre può uccidere il suo proprio figlio, non c'è più niente che impedisce a me di uccidere te, e a te di uccidere me"


Questo assioma ha bisogno di altre spiegazioni?

“Come presidente del Centro di aiuto alla vita di Roma – ha dichiarato Gibertini Giorgio - nell'inviare il nostro augurio al neo premio Nobel Barack Obama, mi sento in dovere di ricordargli che l'aborto è l'origine di tutti i mali e quindi non può esserci pace nel mondo se non c'è pace nel grembo materno. Avrei voluto che anche i membri del Comitato tenessero conto di questa inconfutabile verità ma siamo costretti ad attendere fiduciosi che queste intelligenze mondiali siano illuminate in futuro.”

“Speriamo presto in una moratoria mondiale sull'aborto – ha concluso Gibertini - ed in un premio Nobel per la Pace per chi l'ha proposta e per chi la sostiene, quotidianamente, aiutando le mamme, in ogni angolo del mondo, a scegliere per la vita, la loro e quella dei loro figli.”

Sull’argomento è intervenuto anche Valerio Lattanzio, stretto collaboratore di Gibertini, nostro consigliere del Direttivo e delegato ai rapporti con la Santa Sede.
“Esprimo il mio e nostro sostegno al cardinal Daniel Di Nardo (arcivescovo di Galveston-Houston) – ha spiegato Lattanzio – che all'inaugurazione dell'anno giudiziario americano ha ricordato ai giudici ed agli avvocati americani che tra i diritti da proteggere vi sono il diritto alla vita che sempre più spesso viene negato a molti bimbi con l'aborto. Forti le sue parole quando si chiede ai presenti "come oserete ricevere la Comunione con il sangue dei bambini non nati sulle vostre mani.". Si auspica presa di coscienza anche per gli avvocati ed i giudici italiani che si prodigano a salvaguardare i diritti dei cittadini; anche di coloro che sono i più indifesi: i bimbi che devono nascere.”

AUGURI AD OBAMA MA DEI BAMBINI NON NATI?

PREMIO NOBEL PER LA PACE A BARACK OBAMA

Madre Teresa di Calcutta, ritirando il premio nobel per la Pace nel 1979, disse:

"Sento che oggigiorno il più grande distruttore di pace è l'aborto, perché è una guerra diretta, una diretta uccisione, un diretto omicidio per mano della madre stessa. [...] Perché se una madre può uccidere il suo proprio figlio, non c'è più niente che impedisce a me di uccidere te, e a te di uccidere me"

Questo assioma ha bisogno di altre spiegazioni?

Come presidente del Centro di aiuto alla vita, nell'inviare il nostro augurio al neo premio Nobel Barack Obama, mi sento in dovere di ricordargli che l'aborto è l'origine di tutti i mali e quindi non può esserci pace nel mondo se non c'è pace nel grembo materno.

Avrei voluto che anche i membri del Comitato tenessero conto di questa inconfutabile verità ma siamo costretti ad attendere fiduciosi che queste intelligenze mondiali siano illuminate in futuro.

Speriamo presto in una moratoria mondiale sull'aborto ed in un premio Nobel per la Pace per chi l'ha proposta e per chi la sostiene, quotidianamente, aiutando le mamme, in ogni angolo del mondo, a scegliere per la vita, la loro e quella dei loro figli.

mercoledì 7 ottobre 2009

42 MILIONI DI ABORTI AL MONDO: UNA SPAGNA ALL'ANNO CHE NON C'E' PIU'

COMUNICATO STAMPA DEL PRESIDENTE GIBERTINI

42 MILIONI DI ABORTI AL MONDO: UNA SPAGNA ALL'ANNO CHE NON C'E' PIU

Non c'è più la Spagna, quest'anno, abortita via dall'egoismo umano e da finte politiche di sviluppo delle popolazioni africane.

I dati diffusi al Congresso Mondiale della Federazione Internazionale di Ginecologia ed Ostetricia (FIGO) in corso a Città del Capo non sono, come ribattono alcune agenzie di stampa, "allarmanti" ma oserei dire "agghiaccianti".

42 milioni di aborti al mondo equivalgono ad una cartina dell'Europa con un buco nero al posto della Spagna.

42 milioni di aborti al mondo equivalgono ad un aborto ogni 75 secondi: il tempo di questo comunicato stampa e quanti altri bambini saranno stati uccisi?

Sconvolge ancor di più il fatto che venga confermato come la pratica dell'aborto nel mondo continua ad aumentare e quasi la metà di questi aborti, circa venti milioni, siano considerati a rischio per le condizioni sanitarie in cui si svolgono: 66.500 madri ogni anno muoiono a seguito dell'aborto nei paesi in via di sviluppo.

E si continua a parlare di politiche per la famiglia e per la vita? Ed in Italia sarà presto approvata e commercializzata la RU486 invece di investire denaro, tempo, risorse, ingegno per aiutare la vita a nascere, per aiutare le madri a scegliere per la vita, per aiutare le popolazioni dell'Africa non a perfezionare le tecniche di aborto ma a migliorare la loro qualità di vita.

Da Roma alziamo forte il grido contro questa cultura imperante dell'aborto che passa anche sotto il silenzio di troppi cosiddetti "pro life" comodi nelle loro poltrone.

Giorgio Gibertini
presidente Centri di aiuto alla vita
di Roma
3473466500

giovedì 1 ottobre 2009

RU486 DICHIARAZIONE VALERIO LATTANZIO

Dichiarazione Valerio Lattanzio Responsabile Rapporti con la Santa Sede - Centro di aiuto alla vita di Roma


Voglio fare mie le parole della Cei che, assieme al presidente Gibertini ed a tutti gli altri membri del Centro di aiuto alla vita di Roma, condividiamo nel profondo

La commercializzazione in Italia della pillola abortiva Ru 486 'rischia di riportarci indietro rispetto alla legge 194, diffondendo una banalizzazione dell'aborto. 'E' un rischio che ci preoccupa.

Le nostre volontarie già ci chiedono come potranno aiutare le mamme a scegliere per la vita se a queste sarà negato qualsiasi contatto umano ma solo con pillole omicide. L'esperienza del nostro Centro di aiuto alla vita di Roma, unico nella città, ci insegna che stando accanto alle mamme è possibile aiutarle a scegliere per la vita, a ritrovare quel senso di accoglienza alla vita che è dentro ogni essere umano ma che magari in quel momento è un po' sopito.

Dare alla madre una pillola vuol dire semplicemente fregarsene di lei, di suo figlio e della intera società perchè ogni figlio che viene a mancare è un buco in questa nostra nazione.

Ringraziamo la santa madre Chiesa che sempre ci illumina e ci guida col suo insegnamento e col suo sostegno ma invito il Popolo della vita a darsi una sveglia affinché non possa essere commercializzata in Italia la RU486 che è la deriva finale della cultura relativista che considera l'aborto come contraccettivo d'emergenza.

Come il Presidente della Cei Card. Angelo Bagnasco chiediamo ai medici italiani uno scatto d'orgoglio simbolico affinché, come risposta alla cultura di morte, cresca ancora di più l'obiezione di coscienza: a questo gioco al massacro di vittime innocenti noi non ci stiamo.

RU486: FERMIAMO IL PESTICIDA UMANO

Roma, 01 ottobre 2009

COMUNICATO STAMPA


ROMA. DICHIARAZIONE DEL PRESIDENTE GIBERTINI SULLA IMMINENTE COMMERCIALIZZAZIONE DELLA RU486

“Non si può continuare ad usare la Legge 194 solo quando è a favore della morte e non della vita: la Ru486 è contro la vita, contro le donne e contro la stessa legge 194 che non sosteniamo ma alla quale in questo momento, obtorto collo, siamo costretti ad appellarci.

Diciamolo chiaro e con forza. La Ru486 non è una medicina. Non cura alcuna malattia. Non aiuta la vita, la stronca sul nascere. La Ru486 non è amichevole nei confronti delle donne. Non realizza in alcun modo un aborto indolore, posto che sia possibile realizzarlo.

E' al contrario un sistema abortivo altamente controverso anche dal punto di vista della sua sicurezza ed efficienza clinica.

Più importante ancora, la pillola abortiva tende a deresponsabilizzare il sistema medico, e a ridurlo a dispensario di veleni, e lascia sole le donne, inducendole a una sofferenza fisica e psichica prolungata e domestica, molto simile alle vecchie procedure dell'aborto clandestino.

Per queste ragioni etiche siamo contrari alla pillola Ru486 e alla sua introduzione in Italia, anche perché la sua utilizzazione è incompatibile con le norme della legge 194/1978 e speriamo che l'indagine parlamentare che ha preso il via oggi in Commissione Sanità al Senato stabilisca con chiarezza almeno questo fatto.

Noi pensiamo che occorra fare di tutto, ciascuno nelle forme pertinenti il proprio ruolo, per impedirla. Jerome Lejeune, noto genetista scopritore della sindrome di Down, definì la Ru486 come un pesticida umano: dobbiamo aggiungere altro?

Occorre fare di tutto, oggi che si parla di libertà di stampa di manifestazioni per il diritto di sapere ed il dovere di informare, per informare sulla verità di questa pillola che, oltre ad uccidere il figlio, ha già ucciso nel mondo anche 29 mamme!

Ai dirigenti dell'Aifa chiediamo di andare a ripassarsi, su un normale dizionario, la definizione di Farmaco che qui riporto per facilitare il loro compito e venire incontro alla loro pigrizia mentale: un farmaco è una sostanza o un'associazione di sostanze con proprietà curative.

Ai medici che favoriscono l'aborto chiediamo dove è finito il giuramento di Ippocrate e dove saranno loro quando le madri abortiranno in solitudine e dovremo sempre essere noi a raccogliere il loro dolore e ricostruire il loro futuro?

Ai politici chiediamo di non chiederci "un disarmo ideologico" quando si tratta di vita e di morte ma che si espongano, nome e cognome e facce, per difendere la vita e per studiare i modi per evitare che la RU486 sia distribuita in Italia: nomi e cognomi che ricorderemo per le prossime elezioni.

L'aborto uccide sempre due persone: il bambino e la mamma, con la Ru486 questa affermazione è anche confermata, purtroppo, dai fatti.”

GIORGIO GIBERTINI
PRESIDENTE
CENTRO DI AIUTO ALLA VITA DI ROMA
3473466500