giovedì 20 maggio 2010

Testimonianza sul caso del bambino "abortito vivo" a Rossano Calabro

«Ho la sua stessa malformazione ma sono una persona felice»


Caro direttore, sono sconcertata per il recente caso di aborto terapeutico di Rossano Calabro perché il bambino presentava una malformazione congenita al labbro e al palato. Chi le scrive è affetta dello stesso difetto e sicuramente benedico mia mamma di avermi dato la vita, accompagnandomi poi con tanto amore e cura nei primissimi anni, essendo io molto gracile e in pericolo di vita per complicazioni fisiche di altro genere. L’amore della mamma mi ha salvato. Quante persone le dicevano: «Poverina, è meglio che muoia...», e mia mamma indignata rispondeva: «No è meglio che viva, anzi deve vivere!». Così fu. Sono viva e in buona salute. Più volte mia mamma mi disse: «Non ti cambierei con nessun altro al mondo... Tu sei la mia gioia, la mia consolazione», e me lo confermò anche prima di morire. Si, sono felice di vivere, orgogliosa di aver avuto una mamma saggia (come del resto dovrebbe essere ogni mamma normale). Ma dove sta la felicità, nel cuore o nelle membra?

Non è che uno nasce felice o infelice: sono gli adulti che ti etichettano secondo la mentalità egoistica, per i molti condizionamenti della cultura attuale, dell’apparire, dell’idea di perfezione (ma solo nel corpo...), e spesso non sanno guardare oltre. Per mia esperienza la gioia vera sta nel cuore, nell’anima immortale – da qui traspare la bellezza. Sì, certo, ho sofferto per i vari interventi ricostruttivi, ma direi, ancor di più soffrii per umilianti indiscrezioni, dovute perlopiù a grossolana ignoranza, superficialità o simili. Ma chi non soffre in questa vita? Uno può nascere sano e perfetto, ma nel corso della vita quante disgrazie o malattie invalidanti possono succedere... Sì, sono felice di esistere! Il mio handicap non mi ha tolto il senso e la gioia di vivere, anzi. Guardandomi attorno vedo molti volti tristi, sfiduciati arrabbiati, scontenti, eppure dovrebbero sprizzare gioia solo per il fatto di essere nati perfettamente sani e belli.

Appunto attraverso questo mio limite ho imparato (e sto ogni giorno imparando) a dare importanza ai veri valori della vita, a gustare la vita con tutto ciò che mi circonda nel creato che mi ricolma il cuore di gratitudine; ad avere uno sguardo all’eterno; ho imparato ad andare all’essenziale. Amo e curo le amicizie, e ne ho molte; per tante persone sono un punto di riferimento, a loro annuncio il Dio della vita; infondo spesso coraggio, sostegno, conforto, comunico pace (così mi dicono), e altrettanto ricevo io da loro. Credo che il Signore voglia aver bisogno di me per testimoniare il suo amore (anche attraverso questo mio difetto) per proclamare che la vita è un dono immenso, che la vita è bella. Che vale la pena viverla in pienezza perché Gesù è la sorgente della gioia. Vorrei gridarlo a tutto il mondo, soprattutto a quelle mamme e papà che hanno paura o si vergognano di avere figli con handicap.

Si, anche noi vogliamo vivere! Grazie mamma!