''La giornata piu' nera della mia vita e' stata quella in cui ho firmato la legge sull'aborto''. Lo ha confessato Giulio Andreotti, parlando al meeting di Rimini, riandando con la memoria al maggio del 1978 quando l'allora presidente del Consiglio appose il suo nome alla legge 194 che disciplinava per la prima volta in Italia l'interruzione volontaria della gravidanza. Andreotti ha rivelato di essere stato tentato dal dimettersi da capo del governo, ma di non averlo fatto per senso di responsabilita' nei confronti del Paese, che proprio allora era stato segnato tragicamente dalla cattura, dalla prigionia e dall'assassinio del presidente della Democrazia cristiana Aldo Moro da parte delle Brigate rosse.
''In quei giorni del maggio di 23 anni fa vi era la coalizione abortista cosi' agguerrita che, nonostante i terribili giorni seguiti alla cattura di Moro, non voleva sospendere il dibattito. Non si fece neppure -ha ricordato Andreotti- un giorno di sospensione dei lavori parlamentari dopo l'assassinio di Moro, perche' c'era la pressione del fronte abortista. Se non ci fosse stata quella situazione di assoluta incertezza, dovuta al terrorismo, mettere in crisi il governo sarebbe stato irresponsabile e poi non avrebbe spostato nulla perche' c'era una maggioranza molto larga''.
L'ex presidente del Consiglio si e' detto infine possibilista su una revisione della legge sull'aborto a suo parere oggi consentita anche dalle nuove scoperte scientifiche, che permettono di documentare in maniera piu' precisa l'inizio della vita nascente.