“[...] Colpisce che la famiglia sia non
di rado rappresentata come un capro espiatorio, quasi l’origine dei mali
del nostro tempo, anziché il presidio universale di un’umanità migliore
e la garanzia di continuità sociale. Non sono le buone leggi che
garantiscono la buona convivenza – esse sono necessarie – ma è la
famiglia, vivaio naturale di buona umanità e di società giusta. In
questa logica distorta e ideologica, si innesta la recente iniziativa –
variamente attribuita – di tre volumetti dal titolo “Educare alla
diversità a scuola”, che sono approdati nelle scuole italiane, destinati
alle scuole primarie e alle secondarie di primo e secondo grado. In
teoria le tre guide hanno lo scopo di sconfiggere bullismo e
discriminazione – cosa giusta –, in realtà mirano a “istillare” (è
questo il termine usato) nei bambini preconcetti contro la famiglia, la
genitorialità, la fede religiosa, la differenza tra padre e madre…
parole dolcissime che sembrano oggi non solo fuori corso, ma persino
imbarazzanti, tanto che si tende a eliminarle anche dalle carte. È la
lettura ideologica del “genere” – una vera dittatura – che vuole
appiattire le diversità, omologare tutto fino a trattare l’identità di
uomo e donna come pure astrazioni. Viene da chiederci con amarezza se si
vuol fare della scuola dei “campi di rieducazione”, di
“indottrinamento”.
Ma i genitori
hanno ancora il diritto di educare i propri figli oppure sono stati
esautorati? Si è chiesto a loro non solo il parere ma anche l’esplicita
autorizzazione? I figli non sono materiale da esperimento in mano di
nessuno, neppure di tecnici o di cosiddetti esperti.
I genitori non si facciano intimidire, hanno il diritto di reagire con determinazione e chiarezza: non c’è autorità che tenga.”