giovedì 17 settembre 2009

ARTICOLO DEL PRESIDENTE GIBERTINI SU AVVENIRE DEL 17 SETTEMBRE 2009

"La Ru486 spiegata al vicino»

« D iciamolo chiaro: la Ru486 non è una medicina. Non cura alcuna malattia. Non aiuta la vita, la stronca sul nascere. La Ru486 non è amichevole nei confronti delle donne. Non realizza in alcun modo un aborto indolore, posto che sia possibile realizzarlo. È al contrario un sistema abortivo altamente controverso anche dal punto di vista della sua sicurezza ed efficienza clinica. Più importante ancora, la pillola abortiva tende a deresponsabilizzare il sistema medico, e a ridurlo a dispensario di veleni, e lascia sole le donne, inducendole a una sofferenza fisica e psichica prolungata e domestica, molto simile alle vecchie procedure dell’aborto clandestino. Per queste ragioni etiche siamo contrari alla pillola Ru486 e alla sua introduzione in Italia, anche perché la sua utilizzazione è incompatibile con le norme della legge 194/1978. E pensiamo che occorra fare di tutto, ciascuno nelle forme pertinenti il proprio ruolo, per impedirla. «Che cos’è la Ru486, un altro cocktail?», chiedeva questa estate una ragazzina al termine di un incontro agostano sulle spiagge di Selinunte, dove la «Missione di strada» – organizzata da fra Mauro, suor Elisabetta e Daniela Scialabba – ha portato tra i bagnanti queste tematiche. Una settimana di incontri in cui è stato organizzato sotto gli ombrelloni un dibattito su: «Come cambia l’aiuto alla vita dopo l’introduzione della Ru486», al quale hanno partecipato il Centro di aiuto alla vita ed il Movimento per la vita di Castelvetrano. Dirò forse una cosa eccessiva: ma a me il dibattito di questi giorni sulla Ru486 ha riportato alla mente un episodio del 1991. Ero un ragazzo che osservava allibito la prima guerra del Golfo, quella delle 'bombe intelligenti'. Ricordo che nel chiacchiericcio su questo argomento intervenne un amico: «Saranno pure intelligenti – disse – ma uccidono sempre persone umane». Sintesi semplice ma perfetta. Anche la Ru486 è un farmaco 'intelligente': colpisce selettivamente il suo obiettivo, e facendolo sopprime una vita umana, sebbene i mass media e la politica abbiano tentato in ogni modo di farci perdere di vista questa realtà. Un «pesticida umano», come la definì Jérôme Lejeune, scopritore della sindrome di Down, ho spiegato alla ragazzina che pensava fosse un cocktail. Il suo volto era cambiato, da sguardo di sfida a occhi di incontro. «Non è proprio un bel cocktail», ha commentato e se ne è andata. Abbiamo una certezza: avviare un dibattito così impegnativo in spiaggia non è stato inutile, le nostre non sono state solo parole gettate al vento, forse hanno raggiunto il cuore anche di qualcun altro e hanno svolto la loro «missione di strada».

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