“Questa sera, dopo il direttivo del Centro di aiuto alla vita – ha comunicato il presidente Gibertini – apporremo all’esterno della nostra umile sede di via Quasimodo 113 il Crocifisso che per ora è all’interno della sede stessa”Il Centro di aiuto alla vita di Roma, tutti i nostri volontari, associati, le mamme aiutate ed i 226 bambini strappati all’aborto in questi dieci anni, si oppongono con forza alla sentenza della Corte dei Diritti Umani Europea: di quali diritti umani parlano?“Non abbiamo anche noi diritto a vedere il nostro crocifisso?” – ha continuato Gibertini precisando che mai nessuna madre da noi assistita, anche quelle non cattoliche, si sono infastidite per la presenza del Crocifisso nella nostra sede.“Il nostro impegno come cristiani – ha concluso Gibertini – è portare tutti a Lui, a Cristo. Difenderemo il diritto di farlo”
Sull’argomento è intervenuto anche Valerio Lattanzio, stretto collaboratore di Gibertini, nostro consigliere del Direttivo e delegato ai rapporti con la Santa Sede.“Faccio mia l’esortazione del Cardinale Walter Kasper presidente del Pontificio Consiglio per l’unità dei Cristiani– ha spiegato Lattanzio – e voglio, come cristiano, svegliarmi ed alzare la voce. Ho suggerito a Gibertini stasera, a margine del nostro Consiglio Direttivo, di spostare il Crocifisso sulla porta di ingresso della sede del Centro di aiuto alla vita di Roma e così faremo.“E’ inutile negare – ha terminato Lattanzio - che si viaggia dalla Spagna all'Estonia e fino a Mosca, dappertutto si trova la Croce: dice la nostra cultura, è l'eredità comune che ha unito il continente, non si possono negare così le proprie radici". Togliere il crocifisso dalle aule è una violazione del sentire della maggioranza: i cristiani sono e restano la gran parte, soprattutto in Italia, e la maggioranza non può essere orientata dalla minoranza”.
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