venerdì 21 ottobre 2011

«L'embrione è un essere umano, ora deve capirlo la politica»

Carlo Bellieni, docente di neonatologia all’Università di Siena, spiega a Tempi.it l'importanza della sentenza della Corte di giustizia europea che riconosce gli embrioni come esseri umani: «La sentenza dice una cosa che sanno tutti i bambini: la vita umana comincia con l’atto procreativo»
Su espresso ricorso degli ecologisti diGreenpeace, la Corte di Giustizia europea ha emesso la sentenza in cui dichiara che "l’embrione è qualunque ovulo umano fin dalla fecondazione e perciò si esclude ogni brevettabilità o commercializzazione".
Sentenza, questa, che ha provocato meraviglia e polemiche. «In realtà di meraviglia ce ne dovrebbe essere poca, perché la sentenza dice una cosa molto semplice e banale, che sa qualunque bambinoche va a scuola, cioè che la vita umana comincia con l’atto procreativo; uno studente di quinta elementare o un ragazzo all’università che non dice ciò, viene bocciato» inizia il suo intervento, interpellato da Radio Tempi, il prof. Carlo Bellieni, docente di neonatologia all’Università di Siena. «Purtroppo, quando poi si passa alla politica e all’etica, questa verità che si impara a scuola sembra non valere più. Un embrione è unessere umano e quindi non ci si può giocherellare, come se fosse un farmaco o un’aspirina».
Sono stati proprio gli ecologisti di Greenpeace a richiedere una sentenza in questo senso, l'Italia invece è abituata a un altro tipo di Verdi.
L’Italia, certo, ma nel mondo è diverso: il Papa, nel suo discorso al Bundestag, si è rivolto esplicitamente ai Verdi e agli ecologisti, trovandoli come sensibilità molto vicini al suo messaggio. La realtà italiana è diversa, un po’ per l’atteggiamento dei Verdi nostrani, un po’ per chi ha un’attenzione alla vita ma, purtroppo, scarsa capacità di dialogo.
Ora però si lamentano i ricercatori, che a causa della sentenza dovranno bloccare i loro esperimenti sulle staminali embrionali.
Non è vero che si bloccano. Intanto diciamo che tutte le ricerche, se non sono etiche, si bloccano. Se io devo fare esperimenti, devo sottomettere la mia ricerca ad un comitato etico, in attesa di approvazione. Se uno studio non è ritenuto etico, si blocca: non è censura, è un rispetto per la persona. Inoltre, stracciarsi le vesti perché si ferma uno studio tra dieci milioni di studi che possono essere fatti per migliorare la situazione della medicina nel mondo, mi sembra poco proporzionale. Grazie a Dio le ricerche vanno avanti: usando le cellule staminali adulte o quelle prese al momento della nascita.
Resta il problema delle cellule staminali embrionali presenti “in archivio” negli ospedali.
Questo è un problema importante, ma se sono degli embrioni vivi non si devono trattare come delle aspirine.
Questa sentenza può avere conseguenze sul piano delle politiche che riguardano l’aborto e la pillola di interruzione della gravidanza?
E’ una cosa ovvia. Oltre ai pronunciamenti legislativi serve un grosso lavoro di educazione per riportare in politica, come dicevamo all’inizio, l’evidenza che si impara sui banchi di scuola.