giovedì 20 ottobre 2011

Una «pietra miliare» nella protezione dell’uomo




La Comece (Commissione degli episcopati della Comunità europea) ha naturalmente accolto con compiacimento e sollievo la sentenza emessa dai giudici di Lussemburgo, e non esita a parla di una «pietra miliare nella protezione della vita umana nella legislazione comunitaria, che avrà molto probabilmente un impatto positivo in concreti campi, come il finanziamento della ricerca nell’Ue».

L’organismo, pur non essendo direttamente parte in causa, ha seguito con estrema attenzione, fin dai suoi inizi, tutta la causa sulla brevettabilità di cellule staminali embrionali di fronte alla Corte di giustizia Ue, dedicandole un esperto a tempo pieno. Per la Comece il punto cruciale è che «la sentenza – si legge in una nota – fornisce una definizione ampia, scientifica e sana di embrione umano». In effetti, argomenta ancora la Comece, «la fecondazione indica l’inizio dell’esistenza biologica di un essere umano, che subisce un processo di sviluppo. Per questo, l’embrione umano, ad ogni stadio di sviluppo, deve essere considerato un essere umano e non solo un 'essere umano potenziale'». Molto positivo, inoltre, il fatto che «non possa essere oggetto di brevetto neppure l’ottenimento di una cellula staminale al livello di blastocisti (primissimi giorni dalla fecondazione, ndr) che implichi la distruzione dell’embrione».
La Comece si aspetta a questo punto «come conseguenza positiva di questo verdetto», che si abbia una «spinta alla ricerca scientifica su fonti alternative» di staminali, che finora invece era «rimasta all’ombra della ricerca sulle cellule staminali embrionali», anzitutto «l’utilizzo di cellule staminali adulte o provenienti dal cordone ombelicale». Complessivamente, conclude la Commissione degli episcopati Ue, «la sentenza può promuovere campi di ricerca già esistenti e promettenti che possono combinare il rispetto della vita umana con trattamenti efficaci e innovativi per guarire i pazienti».(G.M.D.R.)