DONNA SOTTO CHOC: «È COME SE AVESSI ABORTITO VITE DISTRUTTE, QUESTO È OMICIDIO COLPOSO»
Quando le hanno detto che gli embrioni, ovvero i suoi figli, erano andati distrutti si è vista cadere il mondo addosso. Perché voleva dare a suo figlio, anche lui nato “in provetta”, una sorellina. «Sono state distrutte delle vite – puntualizza la donna, 31 anni, di Roma che vuole mantenere l’anonimato – e per me quello che è accaduto è omicidio colposo. Oggi mi sento come se avessi abortito». La sola idea della trafila di cure, analisi e stanze di ospedale la terrorizza. «Ricordo ancora oggi – racconta – quanto soffrii quando mi prelevarono gli ovuli. Un dolore indescrivibile che oggi non mi sento più in grado di sopportare». Quello che è accaduto al centro di procreazione assistita ha spento il sogno di avere un altro figlio, «magari una sorellina per il piccolo».
«Io e mio marito abbiamo iniziato questo duro percorso nel 2006, quando eravamo piuttosto giovani e abbiamo scoperto di essere sterili». La coppia si è rivolta al Codacons, per chiedere un risarcimento all’ospedale.
«In un certo senso ci dispiace anche – afferma – perché siamo sempre stati trattati benissimo, con tante cure ed affetto. Ma quello che è successo è imperdonabile, non possiamo soprassedere. Non lascerò perdere questa causa per nessun motivo al mondo. Sono pronta ad una lunga battaglia»