venerdì 22 luglio 2011

Un ringraziamento doveroso

Abbiamo ricevuto oggi un bancale di pannolini e salviettine per poter aiutare le nostre mamme ed i loro figli.
Siccome è tutto frutto di un dono ci permettiamo di ringraziare:
la società donante Fater Spa http://www.fater.it/
il Banco Alimentare di Pescara
Luca Carbonelli http://www.caffecarbonelli.it/ che ci ha donato il trasporto del materiale da Pescara a Roma
Grazie di cuore a tutti voi.
I Pannolini e le salviettine saranno presto, anzi prestissimo, ridistribuite alle mamme che giungono a noi in cerca di un abbraccio, di una parola di sostegno, di un ascolto ma anche di piccoli aiuti concreti come questi.
Giorgio Gibertini 
presidente cav di roma



martedì 19 luglio 2011

I figli inquinano? Invece alcune persone sono già inquinate



E’ di oggi la notizia che i verdi inglesi (quindi green) si sono scatenati contro la coppia Beckham a seguito della pubblicazione su un magazine della foto del campione di calcio che fa “naso naso” con la figlioletta appena nata, il quarto loro figlio. Dov’è lo scandaolo, vi domanderete. Forse nel fatto che la piccola andava tutelata nella sua privacy? Forse nel “naso naso” che andava svolto in senso anti orario e non orario? Forse nel fatto che loro, ricchi e belli, ostentano quattro figli mentre la società è povera e può permettersene solo due? No. Peggio ancora. Puntuale come l’estate e l’anguria i verdi inglese non si fanno mancare il solito anatema ed attaccano i coniugi Beckham: «Siete una vergogna. Non capite che il pianeta è sovrappopolato?».
La parlamentare verde Caroline Lucas, lo scienziato David Attenborough e il direttore esecutivo di Optimum Population Trust (Opt), Simon Ross, hanno chiarito che non stavano scherzando per niente. «Nel 2050 saremo nove miliardi. Per sfamare tutti servirebbero tre pianeti. Altro che figli. I Beckham e quelli come loro sono un pessimo esempio». Non è la prima volta che gli “studiosi”, i “scienziati”, i “professori” (tutto rigorosamente tra virgolette per favore) dell’Optimum Population Trust impiegano i residui del loro cervello per inquinare il mondo con le loro teorie sui bambini che inquinano ed è meglio spendere i soldi in preservativi per non farli nascere. Altre loro dichiarazioni famose le potete rintracciare sul web ma qui ve ne riporto qualcuna per facilitare la vostra ricerca.Nel 2007 i siti di tutto il mondo rimandarono questa dichiarazione proveniente d’oltremanica: “Volete impegnarvi in qualcosa di importante e concreto per il salvataggio della Terra dal riscaldamento climatico? Fate meno figli: una coppia con due bambini invece di tre riduce le emissioni familiari di biossido di carbonio in una quantità equivalente a quelle generate da 620 viaggi aerei di andata e ritorno tra Londra e New York”. Firmato da chi? Opt, capeggiato da John Guillebaud, professore ‘emeritus’ di pianificazione familiare all’University College London (Ucl). In un rapporto il think tank sostiene che le famiglie numerose dovrebbero essere equiparate a chi guida i fuoristrada mangia-benzina, non ricicla i sacchetti di plastica o vola a tutto spiano in aereo: insomma mettere al mondo troppi figli sarebbe un imperdonabile “crimine ecologico”. “Se si rinuncia ad un figlio – spiega il prof. Guillebaud sul domenicale ‘Sunday Times’ – gli effetti per il pianeta sono più grandi di tutte le altre cose che si possono fare incominciando dal risparmio di energia elettrica”.L’anno dopo, sempre verso fine luglio, un’altra dichiarazione forse peggiore, sempre se al peggio non vi è limite ovviamente: “Basta fare due conti: quanto latte in polvere, quanti omogeneizzati e relativi vasetti, quanto detersivo fa consumare ogni nuovo arrivato, mentre ci distrae con quel suo candido sorriso? E i pannolini, vogliamo parlare dei pannolini, sintetici e orribilmente antiecologici? Ogni neonato ne consuma almeno cinque al giorno, per due anni fanno 3650 pannolini da riciclare – senza contare che qualcuno tarda anche di più, a imparare a non farsela addosso. E poi, crescendo, tricicli, biciclette, computer, moto. Plastica, chip, carta, ed energia, e carburante: è una massa opprimente, a pensarci, ciò che consumerà ogni nuovo venuto – con quella sua aria falsamente innocente.” Dichiarazione sempre di quel professore emerito: evidenziamo il fatto che almeno il sorriso distraente del bambino viene definito “candido”.Concludiamo infine con lo studio sempre dell’Opt in cui viene ribadito “che con il costo di 4 sterline per un preservativo si può impedire ad un bambino di venire al mondo e quindi risparmiare almeno una tonnellata di CO2.”Leggo la notizia dei figli di Beckham e gioisco per loro. Leggo ancora i commenti dell’Opt e, guardando i miei tre figli, non li riconosco colpevoli di tutto ciò e vorrei inviare a questi scienziati un paio di pannolini ma so che non avrebbero l’effetto desiderato perchè sono talmente inquinati da non riconoscerne la differenza. Spero solo che David Beckham inviti, per un chiarimento, i responsabili dell’Optimum Population Trust su un bel campo di calcio verde e… li prenda a pallonate!

Pubblicato su Dailyblog il 18 luglio 2011

domenica 17 luglio 2011

Lettera ai presidenti


Alla cortese attenzione dei MpV e  dei  CAV.
 
 
Il 18 giugno 2011 a Torino, Carlo Casini ha costituito una  federazione  con alcuni MpV e CAV del Piemonte,  nonostante esista già in Piemonte, dal 1991, una federazione regionale  attiva, impegnata, culla di  numerose  iniziative per la vita, a livello  culturale,  sociale,  e di   collaborazione con le  Istituzioni.
Un atto gravissimo, che lascia sgomenti,  perchè compiuto in spregio  ad ogni regola di democrazia, ad ogni istanza di diritto ( ancora nell'ultima assemblea regionale il direttivo in carica era stato confermato a larghissima maggioranza), e al rispetto per le persone.
 
Come è scritto nella lettera  allegata,  inviata ai presidenti dei MpV e CAV   di Federvita Piemonte,  tutta la vicenda  vede in gioco non tanto l'appartenenza al  Comitato Verità e Vita di alcuni membri  del direttivo di federvita  Piemonte e dei CAV e MpV piemontesi  (ma è un delitto?)  quanto  il modo  di concepire l'appartenenza al Movimento per la Vita, il modo di essere Movimento per la Vita.
E' evidente che per Carlo Casini l'unico modo possibile  di far parte del Movimento per la vita è quello di uniformarsi  acriticamente e in silenzio  a quanto da lui deciso.
Bandita dal Movimento per la Vita  la ricchezza dei carismi, della differenza  di stile nell'annuncio della verità sull'uomo, del  diverso angolo di visuale, della diversa opinione  sulle strategie  da impiegare  per  perseguire gli obiettivi definiti dallo statuto. Tutto ciò che nel volontariato è ricchezza,  fermento per  rinnovarsi e mantenere  accesi  impegno e volontà,  in questo  Movimento per la vita  oggi non  trova più posto.
 Il Presidente Casini, in politica da decenni,  ha inevitabilmente introdotto nel MpV  logiche, prassi, procedure di tipo  partitico:  come il segretario di un qualunque partito politico, impegnato a conseguire voti e consensi elettorali,  decide che occorrono  uniformità e obbedienza  alle linee da lui indicate.
Chi non è d'accordo può andarsene.
  Che  queste linee siano poi le migliori  e le più efficaci  a salvaguardare la vita dell'uomo, non è detto.
Dimostra anzi il contrario la vicenda della legge 40/2004 sulla fecondazione  artificiale: una legge voluta, promossa  dal Presidente Casini e smantellata non tanto  dalle sentenze "creative" di certi  giudici,  quanto dalla sentenza n. 151 della Consulta che ha trovato  all'interno della legge stessa la contraddizione a quel principio di tutela dell'embrione,  tanto sbandierato, enunciato  nell'art.1 della stessa legge.
 Come puntualmente era stato previsto da chi, a proposito di questa legge,   non era d'accordo con lui.
 Accadrà  lo stesso,  purtroppo,  per la legge sulle DAT.
 
Chi  ama il Movimento per la Vita ed ha assistito in questi anni  al suo progressivo inaridimento, al proliferare di iniziative irrilevanti   e poco incisive nell'ostacolare la cultura della morte che avanza senza argini,  chi  è consapevole  che ormai è solo il grande cuore dei CAV che  pulsa e continua a strappare  bambini all'aborto,  non può non essere turbato.
 
La vicenda del Piemonte,  per quanto gravissima e penosa per  tutti i volontari che  l'hanno subita ,  è solo in definitiva un sintomo del malessere  che  attraversa il Movimento per la vita al quale occorrono,  per sopravvivere  e per riprendere  il suo ruolo  di sentinella della vita, di  grillo  parlante  ,  come diceva  Francesco Migliori, primo e indimenticabile   presidente,  un severo esame sulle cause  dell’affievolirsi del  suo impegno  nella proclamazione della verità e un   rinnovamento  che   ridia slancio  e vigore alla sua mission .
 
                                                                                 Marisa Orecchia

giovedì 14 luglio 2011

Un rapporto del governo Usa dimostra che la RU486 è letale



Quattordici donne stroncate dalla RU486 nei soli Stati Uniti. Sono i dati del nuovo rapporto della Food and Drugs Administration (Fda), l’organismo del governo Usa che vigila sul corretto utilizzo dei farmaci, di cui Ilsussidiario.net è in grado di pubblicare i contenuti in anteprima esclusiva per l’Italia. In pratica cinque morti in più rispetto a quelli registrati dalla ricerca finora più autorevole, uscita sul New England Journal of Medicine, in cui si parlava di nove decessi. Un dato che indica il fatto che almeno un caso di morte su tre era stato tenuto segreto (ed è probabile che ve ne siano molti altri). Per non parlare dei 58 casi di gravidanze ectopiche collegate alla RU486, in cui cioè l’ovulo fecondato si impianta al di fuori dell’utero, con effetti gravissimi sulla salute della donna. Ma anche 336 emorragie, 256 infezioni di cui 48 gravi, 612 ricoveri d’urgenza in ospedale e più in generale 2.207 donne che hanno riportato effetti nocivi per colpa della RU486. I dati, aggiornati al 30 aprile 2011, parlano in totale di 1 milione e 520mila donne americane che hanno fatto uso finora del mifepristone, il principio attivo della RU486. Per comprendere se si tratti o meno di un’incidenza significativa dal punto di vista medico, Ilsussidiario.net ha intervistato il ginecologo Leo Aletti.



Professor Aletti, può spiegare che cosa sono le gravidanze ectopiche e qual è la loro relazione con la RU486?



Come è noto, ciò che distingue la RU486 dall’aborto chirurgico è il fatto che la sua prescrizione avviene in modo automatico. E questo spesso avviene senza controlli adeguati, anche perché una semplice ecografia non è sufficiente a stabilire se esistano rischi di complicazioni. Il problema è che in alcuni casi l’ovulo fecondato, invece che nell’utero, si impianta nelle tube. La paziente assume la RU486, è convinta di avere abortito e non si sottopone a nessun ulteriore controllo. In realtà è ancora incinta e, quando la tuba si rompe, ha un’emorragia e muore senza alcuna assistenza medica. In tutti questi casi quindi prescrivere la RU486 non corregge certo il problema, ma aggrava il quadro clinico.




Per quale motivo?

Perché la RU486 è prescritta tra la sesta e la settima settimana, quando l’ovulo fecondato è ancora troppo piccolo per essere individuato dalle analisi mediche e quindi è scientificamente impossibile capire dove si è impiantato, se nell’utero o nelle tube. Inoltre il mifepristone agisce provocando il distacco dell’ovulo fecondato attraverso delle contrazioni uterine. Se l’utero è vuoto e l’ovulo è nelle tube, è chiaro che il mifepristone non produce alcun effetto e che dunque da questo punto di vista la RU486 è mistificante.



Ma lei ritiene che 14 decessi su 1 milione e 520mila donne siano statisticamente significativi?



La questione è semplice, quando un farmaco provoca la morte non deve essere mai somministrato. Il codice deontologico medico del resto lo afferma in modo esplicito. Inoltre da un punto di vista statistico il confronto da compiere è tra l’aborto farmacologico e quello chirurgico. In Italia dal 1978 a oggi sono stati praticati sei milioni di aborti in ospedale, e la mortalità tra le donne è stata vicina o pari a zero. Fatte le debite proporzioni, questo significa quindi che la RU486 è micidiale. In passato altri farmaci che hanno provocato alterazioni sono stati eliminati dal prontuario farmaceutico.



A che cosa si riferisce?


Per esempio alla talidomide, che è molto efficace per togliere la nausea nel primo trimestre di gravidanza, ma provoca malformazioni fetali come la focomelia. Questo farmaco è stato quindi abbandonato. Per un certo periodo inoltre sono state sospese le flebo di ferro per endovena, perché avevano provocato uno o due morti. In questo caso siamo già a quattordici decessi solo negli Usa, cui si aggiunge una ragazzina di 16 anni morta la scorsa primavera in Portogallo.

Anche l’insulina per il diabete ha causato dei decessi, eppure nessuno l’ha mai messa fuori legge …

L’insulina però è sempre prescritta in seguito al controllo della glicemia da parte del medico. Effettivamente, l’insulina può provocare la morte immediata: basta utilizzarne più del necessario perché il paziente vada in coma ipoglicemico. Ma nel caso dell’insulina non è il farmaco in sé a essere pericoloso, bensì l’utilizzo che se ne fa. Dipende tutto dalle scelte del medico, a differenza della RU486 dove il medico non c’entra nulla perché non è neanche chiamato in causa.

I dati dell’Fda possono cambiare la nostra concezione della RU486?

Sì, il rapporto dell’Fda smentisce che la RU486 sia una modalità tranquilla per applicare l’aborto, per cui bastano con due o tre compresse anche a casa propria. E rimette in discussione la sicurezza dell’aborto farmacologico. Dal dibattito in corso, la donna è portata a convincersi che può assumere da sola la RU486 a casa propria e portare a termine l’aborto senza nessuna assistenza. Nell’aborto farmacologico mancano quindi del tutto la solidarietà e l’aiuto alle donne, che sono abbandonate a loro stesse. Dove è applicato l’aborto farmacologico c’è l’abbandono clinico dell’utente di questa terapia, e quello che viene a mancare è il punto di riferimento clinico per il paziente. Del resto è proprio per questo motivo che alcuni medici appoggiano la RU486…

In che senso?

Perché vogliono liberare gli ospedali dall’incombenza degli aborti chirurgici: e se poi ci sono complicazioni legate alla RU486, se ne occuperà qualcun altro.

E’ l’unico motivo del sostegno all’aborto farmacologico?

L’RU486, tanto negli Usa quanto in Italia, può essere consentita solo per una precisa volontà politica, oscurando invece l’aspetto medico e scientifico. Ed è chiaro che le case farmaceutiche hanno tutto l’interesse che ciò avvenga. Tanto è vero che quando sono pubblicati dati come quelli dell’Fda, nessuno ha il coraggio di prenderli in considerazione. Del resto, se lei prescrive un farmaco che addirittura ha portato alla morte di 14 donne, dopo che in passato abbiamo abbandonato dei medicinali per molto meno, è chiaro che si tratta di una scelta politica. Come evidenziato anche dal fatto che, nell’Agenzia italiana del farmaco, Romano Colozzi ha votato contro la RU486, per gli stessi motivi sottolineati dalla Fda.

(Pietro Vernizzi)


mercoledì 13 luglio 2011

In stato vegetativo da 5 anni Eppure ascolta. E risponde





«Elettrostimolato», prende il bicchiere, lo porta alla bocca e beve

DAL NOSTRO INVIATO A PADOVA 

LUCIA BELLASPIGA 

C inque anni in 'stato vege­tativo', poi all’improvviso la capacità di eseguire un ordine complesso quale «prendi il bicchiere, portalo alla bocca e poi restituiscilo nelle mani del medico». C’è un video, oggi, a mo­strare quanto è avvenuto due an­ni e mezzo fa durante un esperi­mento condotto in collaborazio­ne tra l’Irccs Fondazione Ospe­dale San Camillo di Venezia, l’U­niversità di Padova e quella di Ve­rona, ma il video non trasmette le emozioni: «Anche un profes­sionista come il sottoscritto è ri­masto a bocca aperta » , testi­monia allora il professor Leon­tino Battistin, direttore scien­tifico dell’Irccs veneziano e della Clinica neurologica pa­dovana, con alle spalle tre lustri nella rianimazione di Padova, ovvero «migliaia di stati vege­tativi passati per le mie mani » . 

Eppure anche lei, che ha av­viato l’esperimento, è rima­

sto senza parole. 

Era un paziente di 70 anni, in quello stato da 5 a causa di una grave emorragia cerebrale. Poche speranze di successo, insomma. 

Era in stato vegetativo? 

Questo è un termine che alla co­munità scientifica piace sempre meno. Ormai preferiamo definir­li tutti 'stati di minima coscien­za', perché an­che nei cosid­detti ultragravi o persistenti la percezione del dolore c’è sem­pre, con una partecipazione emozionale al dolore stesso. Anche se poi è vero che all’esterno non collabo­rano, perché manca il collega­mento tra corteccia cerebrale e talamo.

Nel caso di questo paziente, allo­ra, cos’è successo? 

In letteratura esisteva un tentati­vo di 'risveglio' che in Inghilter­ra aveva dato qualche risultato grazie all’impianto chirurgico di elettrodi nel talamo. A noi venne l’idea di riprovarci con una tecni­ca non invasiva, ossia semplice­mente stimolando il cervello da fuori, appog­giando gli elet­trodi sulla testa del paziente. Questi creano un campo ma­gnetico, che si trasforma in campo elettri­co. Dopo 10 minuti di trat­tamento gli abbiamo impartito l’ordine e lui, sotto i nostri occhi e quelli dei familiari, ha obbedi­to. Poi per sei ore lo ha rifatto o­gni volta che gliel’abbiamo chie­sto. Non solo, nel corso di quelle sei ore l’intera attività elettrica (e ricordo che il cervello 'parla' con l’attività elettrica) è notevolmen­te aumentata: di solito in pazien­ti di quel genere l’elettroencefa­logramma è molto debole, inve­ce in lui si è 'riattivato', coloran­do di rosso tutte le aree della cor­teccia che prima apparivano ver­di. Trascorse sei ore, l’effetto è passato e il paziente è tornato co­me prima. Dopo una settimana abbiamo ripetuto l’esperimento e il risultato è stato identico. Nel­la letteratura mondiale non esi­steva nulla del genere, era la pri­ma volta: la comunità scientifica ci ha fatto le pulci, ma poi il no­stro studio è uscito su 'Neuro­rehabilitation and Neural Repair', organo ufficiale della Federazio­ne mondiale di Neuroriabilita­zione, un fatto di enorme rilievo perché è rarissimo che si pubbli­chi un caso quando è ancora sin­golo. 

Non lo sarà a lungo, si spera. 

Stiamo procedendo su altri tren­ta casi, ma siamo ancora in cor­so d’opera e non ci sbilanciamo fino alla fine, ma siamo fiduciosi: se un uomo di 70 anni e con una gravissima emorragia cerebrale ha risposto co­sì, pazienti di 30 anni e colpi­ti da patologie traumatiche anziché emor­ragiche - ad e­sempio vittime del classico in­cidente d’auto - dovrebbero dare risposte ancora più positive. 

C’è speranza di trarne una tera­pia per i 'risvegli'? 

La neuroriabilitazione è una scienza giovane, fino a 15 anni fa era un settore negletto e questi pazienti erano considerati 'per­si'. Oggi si è capito che un recu­pero della coscienza, almeno par­ziale, è possibile, e il campo del­le stimolazioni elettriche è sem­pre più studiato. Arrivare a una terapia risolutiva è difficile, ma i passi avanti sono notevoli e altri ce ne saranno, perché il cer­vello è ancora un grande mi­stero. Molti dei successi sono dovuti proprio a neuroscien­ziati italiani, specie da quando Rita Levi Montalcini ha dimostrato che le cellule cerebrali si possono rigenerare e con questo ha dato u­na spinta nuova alla ricerca.

Che cosa pensa della legge sulle Dat, a questo punto? 

Per 15 anni sono stato chiamato d’urgenza dai rianimatori che mi chiedevano se 'staccare' la spi­na, e spesso in serenità con i fa­miliari ho preso decisioni contro l’accanimento terapeutico, do­vendo dire «fermiamoci qui». Detto questo, la mia 'mission' di medico mi fa da sempre di­fendere la vita, e decenni di e­sperienza mi dicono che il 'triangolo' paziente, medico, famiglia è il fondamento neces­sario e sufficiente per non ca­dere né nell’abbandono né nel­l’accanimento terapeutico. In­somma, non sarebbe necessa­ria una legge, se l’Italia non fos­se il Paese delle aberrazioni, do­ve dei magistrati possono dire che alimentazione e idratazio­ne sono farmaci e sentenziare per la morte di un disabile. 

Il professor Battistin: «Ora stiamo provando su altri trenta pazienti giovani, siamo fiduciosi» Il tracciato elettrico del cervello si è «riattivato». Nella letteratura mondiale non esisteva nulla del genere