Bertone: difendere sempre la cultura della vita
ROMA. « In alcuni Paesi ci sono leggi con le quali viene riconosciuta piena legittimità a comportamenti contrari alla vita, anche in contrasto con i principi costituzionali » . Lo ha affermato il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone nell’omelia della Messa celebrata in occasione del Consiglio nazionale dell’Associazione medici cattolici italiani ( Amci). « Siamo in un’epoca in cui per la gente comune - ha rilevato il porporato nella celebrazione di venerdì scorso in Vaticano - è talvolta difficile discernere tra la cultura della vita e quella della morte. Parte dell’opinione pubblica giustifica infatti dei delitti contro la vita in nome della libertà individuale » . Insomma: « La stessa medicina, che per sua natura deve tendere alla difesa e alla cura della vita umana, in alcuni suoi settori si presta sempre più a realizzare atti contro la persona. In tal modo contraddice se stessa e rischia di oscurare la dignità di quanti la esercitano » . « Tutto ciò - ha avvertito il cardinale - fa emergere l’urgenza di educare alla cultura della vita. Da una parte, infatti, si assiste all’eliminazione di vite umane nascenti o sulla via del tramonto; dall’altra, la coscienza fa fatica sempre più a distinguere il bene dal male in ciò che tocca lo stesso fondamentale valore della vita umana » .
Bertone ha auspicato « un risveglio delle coscienze » in una società dove la « cronaca quotidiana ci fa toccare con mano quanto la vita umana sembri a volte aver perso valore: quante giovani vite spezzate nel traffico, sul lavoro, nell’abuso dell’alcool e nel ricorso alla droga » . « Ma vi sono - ha aggiunto anche le creature soppresse in ambiti di vita che fanno meno notizia: ricordiamo in particolare l’aborto » . O le « centinaia di milioni di persone » che muoiono per la « fame » o le « malattie » . « Ci sono vite - ha ammesso Bertone - che non fanno notizia e la cui perdita non genera sussulto; ci sono battaglie sacrosante per salvare la vita di chi è condannato alla pena di morte e per salvaguardare il diritto alla vita anche di chi ha commesso gravi delitti, mentre si ritiene legale e giusta la morte di innocenti con leggi approvate a maggioranza da Parlamenti civili » . ( Gia. Card.)
Ai medici cattolici: parte dell’opinione pubblica giustifica delitti in nome della libertà individuale Ci sono esistenze che non fanno notizia
da http://www.avvenire.it/
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martedì 17 novembre 2009
venerdì 13 novembre 2009
BERTONE: LO STATO RISPETTI IL DIRITTO ALLA VITA
Bertone: «Lo Stato rispetti il diritto alla vita»
Sette anni dopo la prima visita di un papa al Parlamento italiano, quella di Giovanni Paolo II il 14 novembre 2002, la Camera dei Deputati ricorda lo storico evento con una cerimonia cui partecipa il cardinale Segretario di Stato Tarcisio Bertone. Ospiti del presidente Gianfranco Fini, parlamentari, ecclesiastici e altre personalità assistono, nella Sala della Lupa, alla proiezione di di un documento filmato sulla vita di Karol Wojtyla curato da Alberto Michelini. Dopo il saluto di Fini e un ricordo di Pier Ferdinando Casini, il predecessore che accolse Giovanni Paolo II a Montecitorio, prende la parola il cardinale Bertone. Dopo aver ringraziato «di cuore» Fini per l’invito, e aver salutato Casini e Michelini, il porporato svolge un discorso non di circostanza. Non privo di riferimenti ad alcune delle questioni più spinose che caratterizzano il dibattito culturale, e politico, dei nostri tempi.
Il più stretto collaboratore di Benedetto XVI approfitta dell’occasione, infatti, per ricordare come Giovanni Paolo II, di cui cita l’enciclica Evangelium Vitae, «attraverso la sua sofferenza fisica ci ha richiamato il valore del Vangelo della Vita che impegna tutti, singoli, famiglie, associazioni e Istituzioni, ad adoperarsi 'affinché le leggi dello Stato non ledano in nessun modo il diritto alla vita', anzi promuovano 'la difesa dei diritti fondamentali della persona umana, specialmente di quella più debole', sia essa embrionale o morente». «Indubbiamente – ribadisce Bertone –, come il Pontefice ricordava proprio nell’Aula di Montecitorio, questi valori appartengono alla radice più profonda della tradizione e della cultura del Popolo italiano». Il porporato quindi rimarca che Giovanni Paolo II ha dimostrato anche di avere doti di «grande comunicatore, capace di dialogare in modo autentico e proficuo con i tanti interlocutori», ma tuttavia «ha sempre inteso affermare che alla base di ogni vero dialogo deve regnare l’amore per la verità».
Riprendendo il discorso pronunciato a Montecitorio nel 2002, Bertone ricorda che Giovanni Paolo II, «motivato dal profondo amore per la Nazione italiana», ha «voluto mettere in guardia dal rischio dell’alleanza fra democrazia e relativismo etico». «Forte di tale convinzione – ribadisce il Segretario di Stato –, la Chiesa considera perciò suo dovere intervenire sui temi che riguardano da vicino la crescita e lo sviluppo dell’uomo. Questo contributo non inficia, ma anzi arricchisce il principio di una 'sana laicità', perché si sforza di fornire un apporto originale alla costruzione del bene comune». E la locuzione 'sana laicità' è quella usata da Benedetto XVI nel 2006 al Convegno nazionale dei giuristi cattolici. Bertone illustra quindi la «passione per l’uomo, profondamente cristiana e sanamente laica» che ha spinto Giovanni Paolo II a raggiungere «ogni angolo della terra». E poi il rapporto di papa Wojtyla con i giovani a cui «ha anche mostrato il valore fondamentale dell’educazione per la costruzione della società». E nel compito dell’educazione – evidenzia Bertone, soppesando le parole – «rimane primario e insostituibile il ruolo della famiglia, che nasce e cresce nel rapporto stabile, duraturo e aperto alla vita fra un uomo e una donna». Ma Giovanni Paolo II – sottolinea il cardinale – «più di tutto, però, è stato un uomo di preghiera».
E a questo punto iha inserito le parole sul crocifisso. Nel finale del discorso Bertone ricorda il «ruolo dell’Italia nella storia, alla sua capacità generativa di cultura» e nota «quanto essa abbia attinto a quest’intima unione tra la dimensione verticale verso Dio e l’impeto del servizio al prossimo». «Questo sguardo al trascendente – prosegue il porporato – si rivela necessario anche nel contesto attuale, in cui tante nuove sfide, prima fra tutte la sempre crescente multi-etnicità, multi-culturalità, multi-religiosità, del Paese, si affacciano sul nostro orizzonte». Le ultime parole le ha volute dare a Giovanni Paolo II citando l’invocazione che fece a Montecitorio sette anni fa affinché possa «l’amata Nazione italiana (...) continuare nel presente e nel futuro a vivere secondo la sua luminosa tradizione, sapendo ricavare da essa nuovi e abbondanti frutti di civiltà, per il progresso materiale spirituale del mondo intero».
Il più stretto collaboratore di Benedetto XVI approfitta dell’occasione, infatti, per ricordare come Giovanni Paolo II, di cui cita l’enciclica Evangelium Vitae, «attraverso la sua sofferenza fisica ci ha richiamato il valore del Vangelo della Vita che impegna tutti, singoli, famiglie, associazioni e Istituzioni, ad adoperarsi 'affinché le leggi dello Stato non ledano in nessun modo il diritto alla vita', anzi promuovano 'la difesa dei diritti fondamentali della persona umana, specialmente di quella più debole', sia essa embrionale o morente». «Indubbiamente – ribadisce Bertone –, come il Pontefice ricordava proprio nell’Aula di Montecitorio, questi valori appartengono alla radice più profonda della tradizione e della cultura del Popolo italiano». Il porporato quindi rimarca che Giovanni Paolo II ha dimostrato anche di avere doti di «grande comunicatore, capace di dialogare in modo autentico e proficuo con i tanti interlocutori», ma tuttavia «ha sempre inteso affermare che alla base di ogni vero dialogo deve regnare l’amore per la verità».
Riprendendo il discorso pronunciato a Montecitorio nel 2002, Bertone ricorda che Giovanni Paolo II, «motivato dal profondo amore per la Nazione italiana», ha «voluto mettere in guardia dal rischio dell’alleanza fra democrazia e relativismo etico». «Forte di tale convinzione – ribadisce il Segretario di Stato –, la Chiesa considera perciò suo dovere intervenire sui temi che riguardano da vicino la crescita e lo sviluppo dell’uomo. Questo contributo non inficia, ma anzi arricchisce il principio di una 'sana laicità', perché si sforza di fornire un apporto originale alla costruzione del bene comune». E la locuzione 'sana laicità' è quella usata da Benedetto XVI nel 2006 al Convegno nazionale dei giuristi cattolici. Bertone illustra quindi la «passione per l’uomo, profondamente cristiana e sanamente laica» che ha spinto Giovanni Paolo II a raggiungere «ogni angolo della terra». E poi il rapporto di papa Wojtyla con i giovani a cui «ha anche mostrato il valore fondamentale dell’educazione per la costruzione della società». E nel compito dell’educazione – evidenzia Bertone, soppesando le parole – «rimane primario e insostituibile il ruolo della famiglia, che nasce e cresce nel rapporto stabile, duraturo e aperto alla vita fra un uomo e una donna». Ma Giovanni Paolo II – sottolinea il cardinale – «più di tutto, però, è stato un uomo di preghiera».
E a questo punto iha inserito le parole sul crocifisso. Nel finale del discorso Bertone ricorda il «ruolo dell’Italia nella storia, alla sua capacità generativa di cultura» e nota «quanto essa abbia attinto a quest’intima unione tra la dimensione verticale verso Dio e l’impeto del servizio al prossimo». «Questo sguardo al trascendente – prosegue il porporato – si rivela necessario anche nel contesto attuale, in cui tante nuove sfide, prima fra tutte la sempre crescente multi-etnicità, multi-culturalità, multi-religiosità, del Paese, si affacciano sul nostro orizzonte». Le ultime parole le ha volute dare a Giovanni Paolo II citando l’invocazione che fece a Montecitorio sette anni fa affinché possa «l’amata Nazione italiana (...) continuare nel presente e nel futuro a vivere secondo la sua luminosa tradizione, sapendo ricavare da essa nuovi e abbondanti frutti di civiltà, per il progresso materiale spirituale del mondo intero».
Mass media, cultura, tribunali: così si manomette l’uomo
La strategia 'giudiziaria' (far fuori una legge sgradita a colpi di sentenze) si combina con la strategia 'mediatica' (imporre all’opinione pubblica un caso a forte valenza emotiva, puntando sullo sconcerto e la malintesa pietà) e con quella 'culturale' (far digerire uno strappo etico mostrandolo come ragionevole e persino desiderabile).
Nei fatti di questi giorni c’è il convergere dei tre fronti. La legge 40 è di nuovo nel mirino di una corte, dopo l’ennesimo ricorso. I malati di Sla che hanno inscenato uno sciopero della fame – sospeso ieri – sono a rischio di strumentalizzazione da parte dei soliti radicali. E la Ru486 sta per entrare negli ospedali come una forma di pretesa 'libertà'. Essere consapevoli di queste tre forze in gioco è la condizione per capire che è l’ora di impegnarsi. www.avvenire.it
da Avvenire
La strategia 'giudiziaria' (far fuori una legge sgradita a colpi di sentenze) si combina con la strategia 'mediatica' (imporre all’opinione pubblica un caso a forte valenza emotiva, puntando sullo sconcerto e la malintesa pietà) e con quella 'culturale' (far digerire uno strappo etico mostrandolo come ragionevole e persino desiderabile).
Nei fatti di questi giorni c’è il convergere dei tre fronti. La legge 40 è di nuovo nel mirino di una corte, dopo l’ennesimo ricorso. I malati di Sla che hanno inscenato uno sciopero della fame – sospeso ieri – sono a rischio di strumentalizzazione da parte dei soliti radicali. E la Ru486 sta per entrare negli ospedali come una forma di pretesa 'libertà'. Essere consapevoli di queste tre forze in gioco è la condizione per capire che è l’ora di impegnarsi. www.avvenire.it
da Avvenire
giovedì 12 novembre 2009
IL PAPA E LE NUOVE TECNOLOGIE
(AGI) - Roma, 12 nov. - Benedetto XVI ama la tradizione ma e' anche un grande estimatore delle nuove tecnologie: naviga infatti su Internet e usa la posta elettronica. A confermarlo in esclusiva a Studio Aperto, il tg di Italia 1, e' monsignor Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali. "Il Papa - ha detto mons. Celli nell'intervista andata in onda nell'edizione delle 12,25 - manda anche delle sue e-mail personali, lo fa! Lui apprezza molto le nuove tecnologie. Non ha un indirizzo di posta dedicato ma tutte le mail arrivano e partono dal Vaticano". I fedeli che gli scrivono sono davvero tanti, ha aggiunto mons.
Celli al tg di Italia 1: "Certo non riesce a rispondere ai milioni di messaggi che arrivano nella sua casella ma di sicuro offre le sue preghiere per tutti quelli che gli scrivono". La notizia arriva nel giorno in cui in Vaticano partono dei corsi su Facebook e sul principale sito di condivisione video per i vescovi europei: "Internet - ha concluso il presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali - e' un mezzo eccellente di comunicazione. Cerchiamo di esser presenti dove la gente, soprattutto i giovani, si raduna". (AGI) Vic 121319 NOV 09
Celli al tg di Italia 1: "Certo non riesce a rispondere ai milioni di messaggi che arrivano nella sua casella ma di sicuro offre le sue preghiere per tutti quelli che gli scrivono". La notizia arriva nel giorno in cui in Vaticano partono dei corsi su Facebook e sul principale sito di condivisione video per i vescovi europei: "Internet - ha concluso il presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali - e' un mezzo eccellente di comunicazione. Cerchiamo di esser presenti dove la gente, soprattutto i giovani, si raduna". (AGI) Vic 121319 NOV 09
martedì 10 novembre 2009
lunedì 9 novembre 2009
VENTI DI LIBERTA': GRAZIE GIOVANNI PAOLO II
Venti anni fa fu abbattuto il muro di Berlino.
Picconate, calci, martellate... e ragazzi giovani e donne di ogni età che accorrevano per il primo abbraccio.
Noi, lontani, a vivere tutto in televisione. Quanti ricordi abbiamo e come eravamo consapevoli di essere anche noi parte di quelle righe che saranno scritte per sempre nella Storia.
Ma come mai nessuno oggi ricorda il ruolo fondamentale svolto da Giovanni Paolo II che, in primis, ha aiutato ad abbattere il muro culturale, politico e sociale che divideva la nostra Europa?
Prima del muro di pietra fu il Papa a preparare la strada a tutto questo e ad andare oltre quel muro e non solo quel muro.
Grazie Giovanni Paolo II il vero uomo della libertà, della riconciliazione, della riunificazione e della verità.
Picconate, calci, martellate... e ragazzi giovani e donne di ogni età che accorrevano per il primo abbraccio.
Noi, lontani, a vivere tutto in televisione. Quanti ricordi abbiamo e come eravamo consapevoli di essere anche noi parte di quelle righe che saranno scritte per sempre nella Storia.
Ma come mai nessuno oggi ricorda il ruolo fondamentale svolto da Giovanni Paolo II che, in primis, ha aiutato ad abbattere il muro culturale, politico e sociale che divideva la nostra Europa?
Prima del muro di pietra fu il Papa a preparare la strada a tutto questo e ad andare oltre quel muro e non solo quel muro.
Grazie Giovanni Paolo II il vero uomo della libertà, della riconciliazione, della riunificazione e della verità.
mercoledì 4 novembre 2009
STASERA APPORREMO IL CROCIFISSO ALL’ESTERNO DELLA SEDE DEL CAV DI ROMA
“Questa sera, dopo il direttivo del Centro di aiuto alla vita – ha comunicato il presidente Gibertini – apporremo all’esterno della nostra umile sede di via Quasimodo 113 il Crocifisso che per ora è all’interno della sede stessa”Il Centro di aiuto alla vita di Roma, tutti i nostri volontari, associati, le mamme aiutate ed i 226 bambini strappati all’aborto in questi dieci anni, si oppongono con forza alla sentenza della Corte dei Diritti Umani Europea: di quali diritti umani parlano?“Non abbiamo anche noi diritto a vedere il nostro crocifisso?” – ha continuato Gibertini precisando che mai nessuna madre da noi assistita, anche quelle non cattoliche, si sono infastidite per la presenza del Crocifisso nella nostra sede.“Il nostro impegno come cristiani – ha concluso Gibertini – è portare tutti a Lui, a Cristo. Difenderemo il diritto di farlo”
Sull’argomento è intervenuto anche Valerio Lattanzio, stretto collaboratore di Gibertini, nostro consigliere del Direttivo e delegato ai rapporti con la Santa Sede.“Faccio mia l’esortazione del Cardinale Walter Kasper presidente del Pontificio Consiglio per l’unità dei Cristiani– ha spiegato Lattanzio – e voglio, come cristiano, svegliarmi ed alzare la voce. Ho suggerito a Gibertini stasera, a margine del nostro Consiglio Direttivo, di spostare il Crocifisso sulla porta di ingresso della sede del Centro di aiuto alla vita di Roma e così faremo.“E’ inutile negare – ha terminato Lattanzio - che si viaggia dalla Spagna all'Estonia e fino a Mosca, dappertutto si trova la Croce: dice la nostra cultura, è l'eredità comune che ha unito il continente, non si possono negare così le proprie radici". Togliere il crocifisso dalle aule è una violazione del sentire della maggioranza: i cristiani sono e restano la gran parte, soprattutto in Italia, e la maggioranza non può essere orientata dalla minoranza”.
Sull’argomento è intervenuto anche Valerio Lattanzio, stretto collaboratore di Gibertini, nostro consigliere del Direttivo e delegato ai rapporti con la Santa Sede.“Faccio mia l’esortazione del Cardinale Walter Kasper presidente del Pontificio Consiglio per l’unità dei Cristiani– ha spiegato Lattanzio – e voglio, come cristiano, svegliarmi ed alzare la voce. Ho suggerito a Gibertini stasera, a margine del nostro Consiglio Direttivo, di spostare il Crocifisso sulla porta di ingresso della sede del Centro di aiuto alla vita di Roma e così faremo.“E’ inutile negare – ha terminato Lattanzio - che si viaggia dalla Spagna all'Estonia e fino a Mosca, dappertutto si trova la Croce: dice la nostra cultura, è l'eredità comune che ha unito il continente, non si possono negare così le proprie radici". Togliere il crocifisso dalle aule è una violazione del sentire della maggioranza: i cristiani sono e restano la gran parte, soprattutto in Italia, e la maggioranza non può essere orientata dalla minoranza”.
lunedì 2 novembre 2009
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