Libertà di stampa: anche il Centro di aiuto alla vita di Roma in Piazza.
ADERISCI ANCHE TU PER LA VERA LIBERTA’ DI STAMPA
Eh si, ci sarò anche io coi miei volontari sabato in Piazza per la libertà di stampa. Non so se mi faranno parlare ma cercherò di dire perché sono lì anche io contro “l’informazione al guinzaglio” e per dire anche io sì al Diritto di Sapere ed al Diritto di informare.
Voglio che su tutti i giornali, in tutte le televisioni, a tutte le radio venga detto che la vita è sacra da concepimento a morte naturale; voglio che venga detto che per legge in Italia, dal 1978, sono stati uccisi quasi 5 milioni di miei concittadini molti dei quali oggi potrebbero essere a loro volta madri e padri; voglio che su tutta la stampa venga detto che la Ru486 è un “pesticida umano” che uccide i bambini ed a volte anche le mamme; voglio che in televisione siano invitate le mamme aiutate dal nostro Centro di aiuto alla vita di Roma a scegliere per la vita, assieme ai loro bambini, felici come fosse sempre pasqua; voglio che alla Radio passi anche la voce di quella mamma che ha abortito 44 anni fa e mi ha confidato che ogni giorno rivive quel momento di dolore e non voglio una stampa “al guinzaglio” del pensare tutti la stessa cosa sulla vita, sulla libertà, sui diritti civili e mai sentire la voce di chi è veramente per la vita e non per la morte; voglio una stampa che tutti i giorni sia sotto casa dell’amico Mario Melazzini per vedere come affronta la vita che si sta adagiando sulla morte e non solo e sempre in casa dei “Welby” che invece vogliono solo morire come diritto; voglio una televisione che faccia sentire anche le parole dei parenti e degli amici di Cesare Scoccimarro, anche lui malato di Sla, anche lui in lotta per vivere da 15 anni e non solo le solite immagini di chi ha lasciato morire Eluana di stenti privandola d’acqua ed ora si erge a paladino dei diritti della libertà; voglio una stampa che non parli di “disarmo ideologico” solo quando siamo noi a dover cedere mentre in altri casi, per esempio se si parla della 194, tutti in coro urlano “non si tocca”; voglio che sulla stampa quando qualcuno scrive che l’aborto è un diritto io possa scrivere che è molto storto!
Questa mi sembra una giusta libertà di stampa, il vero diritto di sapere ed il vero dovere di informare e vista la censura corale e totale dei media italiani su questi temi (salvo alcune nobili eccezioni) Sabato 3 ottobre sarò in Piazza per la libertà di dire sulla stampa che la vita va rispettata, tutelata, amata e custodita dal concepimento a morte naturale.
Giorgio Gibertini - Presidente Centro di aiuto alla vita di Roma
La vita è la scelta che non si rimpiange mai. Aiutiamo le mamme a scegliere per la vita,offrendo loro assistenza a 360 gradi, prima, durante e dopo il parto. Assistenza concreta anche per il post aborto. Facciamo formazione alla bioetica, educazione alla sessualità ed organizziamo corsi di formazione e di educazione alla vita. Se hai bisogno chiamaci attivi 24 ore su 24 al 0650514441.
mercoledì 30 settembre 2009
venerdì 25 settembre 2009
RADIO MATER
Questa sera venerdi 25 settembre 2009 dalle 21 alle 22.40 il Cav di Roma in diretta su Radio Mater sul tema della RU486 e del Testamento Biologico.
Interverranno Francesca Siena volontaria del Cav di Roma.
Paola Binetti e Renato Farina.
A Roma su 93,5 oppure in diretta su www.radiomater.org
giovedì 17 settembre 2009
ARTICOLO DEL PRESIDENTE GIBERTINI SU AVVENIRE DEL 17 SETTEMBRE 2009
"La Ru486 spiegata al vicino»
« D iciamolo chiaro: la Ru486 non è una medicina. Non cura alcuna malattia. Non aiuta la vita, la stronca sul nascere. La Ru486 non è amichevole nei confronti delle donne. Non realizza in alcun modo un aborto indolore, posto che sia possibile realizzarlo. È al contrario un sistema abortivo altamente controverso anche dal punto di vista della sua sicurezza ed efficienza clinica. Più importante ancora, la pillola abortiva tende a deresponsabilizzare il sistema medico, e a ridurlo a dispensario di veleni, e lascia sole le donne, inducendole a una sofferenza fisica e psichica prolungata e domestica, molto simile alle vecchie procedure dell’aborto clandestino. Per queste ragioni etiche siamo contrari alla pillola Ru486 e alla sua introduzione in Italia, anche perché la sua utilizzazione è incompatibile con le norme della legge 194/1978. E pensiamo che occorra fare di tutto, ciascuno nelle forme pertinenti il proprio ruolo, per impedirla. «Che cos’è la Ru486, un altro cocktail?», chiedeva questa estate una ragazzina al termine di un incontro agostano sulle spiagge di Selinunte, dove la «Missione di strada» – organizzata da fra Mauro, suor Elisabetta e Daniela Scialabba – ha portato tra i bagnanti queste tematiche. Una settimana di incontri in cui è stato organizzato sotto gli ombrelloni un dibattito su: «Come cambia l’aiuto alla vita dopo l’introduzione della Ru486», al quale hanno partecipato il Centro di aiuto alla vita ed il Movimento per la vita di Castelvetrano. Dirò forse una cosa eccessiva: ma a me il dibattito di questi giorni sulla Ru486 ha riportato alla mente un episodio del 1991. Ero un ragazzo che osservava allibito la prima guerra del Golfo, quella delle 'bombe intelligenti'. Ricordo che nel chiacchiericcio su questo argomento intervenne un amico: «Saranno pure intelligenti – disse – ma uccidono sempre persone umane». Sintesi semplice ma perfetta. Anche la Ru486 è un farmaco 'intelligente': colpisce selettivamente il suo obiettivo, e facendolo sopprime una vita umana, sebbene i mass media e la politica abbiano tentato in ogni modo di farci perdere di vista questa realtà. Un «pesticida umano», come la definì Jérôme Lejeune, scopritore della sindrome di Down, ho spiegato alla ragazzina che pensava fosse un cocktail. Il suo volto era cambiato, da sguardo di sfida a occhi di incontro. «Non è proprio un bel cocktail», ha commentato e se ne è andata. Abbiamo una certezza: avviare un dibattito così impegnativo in spiaggia non è stato inutile, le nostre non sono state solo parole gettate al vento, forse hanno raggiunto il cuore anche di qualcun altro e hanno svolto la loro «missione di strada».
« D iciamolo chiaro: la Ru486 non è una medicina. Non cura alcuna malattia. Non aiuta la vita, la stronca sul nascere. La Ru486 non è amichevole nei confronti delle donne. Non realizza in alcun modo un aborto indolore, posto che sia possibile realizzarlo. È al contrario un sistema abortivo altamente controverso anche dal punto di vista della sua sicurezza ed efficienza clinica. Più importante ancora, la pillola abortiva tende a deresponsabilizzare il sistema medico, e a ridurlo a dispensario di veleni, e lascia sole le donne, inducendole a una sofferenza fisica e psichica prolungata e domestica, molto simile alle vecchie procedure dell’aborto clandestino. Per queste ragioni etiche siamo contrari alla pillola Ru486 e alla sua introduzione in Italia, anche perché la sua utilizzazione è incompatibile con le norme della legge 194/1978. E pensiamo che occorra fare di tutto, ciascuno nelle forme pertinenti il proprio ruolo, per impedirla. «Che cos’è la Ru486, un altro cocktail?», chiedeva questa estate una ragazzina al termine di un incontro agostano sulle spiagge di Selinunte, dove la «Missione di strada» – organizzata da fra Mauro, suor Elisabetta e Daniela Scialabba – ha portato tra i bagnanti queste tematiche. Una settimana di incontri in cui è stato organizzato sotto gli ombrelloni un dibattito su: «Come cambia l’aiuto alla vita dopo l’introduzione della Ru486», al quale hanno partecipato il Centro di aiuto alla vita ed il Movimento per la vita di Castelvetrano. Dirò forse una cosa eccessiva: ma a me il dibattito di questi giorni sulla Ru486 ha riportato alla mente un episodio del 1991. Ero un ragazzo che osservava allibito la prima guerra del Golfo, quella delle 'bombe intelligenti'. Ricordo che nel chiacchiericcio su questo argomento intervenne un amico: «Saranno pure intelligenti – disse – ma uccidono sempre persone umane». Sintesi semplice ma perfetta. Anche la Ru486 è un farmaco 'intelligente': colpisce selettivamente il suo obiettivo, e facendolo sopprime una vita umana, sebbene i mass media e la politica abbiano tentato in ogni modo di farci perdere di vista questa realtà. Un «pesticida umano», come la definì Jérôme Lejeune, scopritore della sindrome di Down, ho spiegato alla ragazzina che pensava fosse un cocktail. Il suo volto era cambiato, da sguardo di sfida a occhi di incontro. «Non è proprio un bel cocktail», ha commentato e se ne è andata. Abbiamo una certezza: avviare un dibattito così impegnativo in spiaggia non è stato inutile, le nostre non sono state solo parole gettate al vento, forse hanno raggiunto il cuore anche di qualcun altro e hanno svolto la loro «missione di strada».
martedì 1 settembre 2009
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