Straordinaria partecipazione alla Marcia di domenica 13 maggio a Roma. I mass media abortisti e radical chic sono sotto choc. Da oggi la cultura pro-life in Italia volta pagina. Nessuno, nemmeno gli organizzatori, si aspettava una cosa del genere: 15.000 persone che marciano sotto il cielo perfettamente azzurro di Roma, per contestare senza compromessi e sfumature la legge 194. Il colpo d’occhio che ne è venuto fuori è stato impressionante: un corteo interminabile, dominato dalle bandiere di decine, forse centinaia di associazioni, e pullulante di cartelli espliciti.
Un evento che in Italia mancava da decenni, in una sorta di lungo letargo durante il quale il mondo pro-life è rimasto nelle catacombe. Lavorava, ma quasi di nascosto. E, soprattutto, taceva, o preferiva parlare solo “in positivo”, evitando toni decisi e fermi contro l’aborto, contro la legge 194, contro la fecondazione artificiale.
La Marcia per la Vita ha rotto questo incantesimo! Sì! E’ stata una lieta, magnifica manifestazione dello spirito del popolo, mosso dall’appello delle coscienze prima ancora delle convocazioni. E questo è il vero significato politico del successo della Marcia: ritornare a un sano principio di sovranità, secondo il quale la mobilitazione di un popolo diventa necessaria quando le leggi calpestano i diritti fondamentali della persona.
E’ scesa in piazza una pluralità di sigle e di tradizioni anche molto diverse fra loro. Una vera e propria “marcia ecumenica” che ha portato tante associazioni a unirsi intorno a un obiettivo comune: denunciare l’iniquità della legge 194 e riportare al centro del dibattito pubblico l’essere umano concepito.
Il Comitato Verità e Vita ha aderito con convinzione alla Marcia anche per questo aspetto fondamentale: lavorare per unire sigle e organizzazioni molto diverse fra loro, per farle diventare una forza compatta e nello stesso tempo libera di conservare al proprio interno l’identità di ciascuno.
Normale che i centri di potere che hanno portato in Italia l’aborto legale siano stati colti di sorpresa. Normale che siano sotto choc: pensavano che ormai non esistessero più italiani convinti che l’aborto uccide un essere umano innocente, e che di conseguenza le leggi che lo permettono sono solo “leggi in apparenza”, non più vincolanti in coscienza. Pensavano, in questi ambienti, che ormai il fronte pro-life fosse identificabile con chi vuole “l’applicazione delle parti buone della 194”. Domenica mattina si sono risvegliati e hanno trovato Roma pavesata di cartelli e manifesti apertamente contro la 194. Hanno visto una piazza dove i giovani erano tantissimi, dove i sacerdoti e le suore erano un numero mai visto in una manifestazione contro l’aborto in Italia. Preti e suore vestiti da preti e da suore. Normale, dunque, che Repubblica e Corriere della sera cerchino di gettare fango sulla Marcia parlando di nazisti e razzisti.
Vuol dire che il popolo della vita che ha marciato compatto domenica a Roma fa paura: non è violento, è pacifico, è variegato, è trasversale, non risponde al comando di un unico leader o di un capo carismatico, ma appare coeso intorno al nocciolo duro della difesa di ogni vita innocente dal concepimento alla morte naturale. E’ un popolo disarmato ma irremovibile, cordiale ma refrattario a o ogni compromesso. Da oggi inizia una nuova stagione per i pro-life italiani.