Matteo Bramucci è morto a 18 settimane di gestazione nella pancia di sua mamma Angela e sotto lo sguardo triste di papà Vincenzo che era pronto ad accogliere il loro quinto figlio.
Appena avuto l’aborto spontaneo in un ospedale di Roma, Angela e Vincenzo hanno chiesto alla caposala di poter avere il bambino per seppellirlo a Roma, al Cimitero degli Angeli recentemente inaugurato.
Angela ha subito avvisato Miranda, la nostra volontaria che la seguiva per il parto, che ha lasciato tutti ed è corsa all’ospedale ed è riuscita, forte di documentazione in mano e della sua energica ed amorevole determinazione, ad illuminare le menti della Direzione Sanitaria del nosocomio romano ed a preparare le carte per seppellire il piccolo Matteo.
Alcuni amici poi ci hanno aiutato nel disbrigo delle ultime formalità e ieri abbiamo seppellito Matteo presso il Cimitero degli Angeli strappandolo al suo destino, comune a quello di tutti i bambini abortiti, ovvero di finire tra i rifiuti organici ospedalieri.
Mamma Angela e Papà Vincenzo mi hanno pregato di continuare questa battaglia per far sapere a tutti gli Ospedali di Roma, ed alle mamme, che in caso di aborto è possibile chiedere il proprio figlio per tumularlo dignitosamente nei cimiteri di Roma senza dover rincorrere i medici per i corridoi degli ospedali e senza dover cercare da soli dove è finito il corpo del proprio figlio.
Speriamo inoltre che intervenga anche il Presidente della Regione Polverini per attuare quello che già succede in Lombardia dove i bambini abortito vengono direttamente portati al cimitero (senza diventare rifiuti organici ospedalieri) ed in caso vi sia richiesta di funerale, i costi sono a carico della Regione stessa e ciò perché spesso i genitori dei piccoli abortiti frastornati dal dolore di una perdita del figlio assolutamente desiderato non hanno né la capacità di decidere e soprattutto in alcun modo la conoscenza di una legge così particolare.
Me lo hanno chiesto il papà e la mamma di Matteo ed io, in suo nome, continuerò a parlarne ed a scriverne.
(Giorgio Gibertini)